Benvenuti nel mio blog.

I miei amici sono graditi.



La produzione letteraria è riservata anche se fruibile da parte di tutti.



Sono contento di avere molti amici.



Vi voglio tutti bene.



Giuseppe Collerone, anziano e vispo avvocato!



sabato, marzo 12, 2011

I miei sogni...!

Era un ssplendido giorno di primavera
inondato di luce e di colore.
All'alba nascesti nel giorno natal di Roma,
da un grido di gioia di mamma accolto
e dalla mia grande commozione.
Eri un bel bimbo da noi tutti amato,
amore che si è sempre espanso
rimasto fino ad oggi inconsumato.
Che festa... che gioia!
Ora la festa in lutto s'è mutata.
Ma tu sei felice, figlio mio diletto,
nei miei sogni e nelle mie fantasie,
che mi lascian sempre tanta nostalgia!
Mi attenagliano il cuore
e mi inondano gli occhi di lacrime amare.
La tua vita fu un sogno
interrotto sulla terra,
che corre ancor fantasticamente
nei cieli dei cieli felicemente
là dove verrò a rivederti.

sabato, marzo 05, 2011

UTOPIA!

Bello è vivere!

La dolcezza della vita

vien dalla pace

che in te regna.

Se ti agiti per l'ira

fai le bollicine

spumi come le onde

del mar furente,

t'infrangi come i flutti

sulla scogliera,

ti puoi anche far male.

Un mite e umile di cuore

pensa un gran bene

di tutti e di ciascuno,

sorride sempre,

anche quando è nubilo

ed arrivar s'appresta

una gran tempesta

di lampi e tuoni funestata:

E' un'utopia?

Grazie!

Il mio è un cuore pensante!
Pensa "quasi" sempre bene.
il mio è un cuore amante,
ama ogni cosa bella.
Detesta il brutto
perchè lo rattrista.
Il mio vecchio cuore
comincia a stancarsi.
Ci vorrebbe un buon meccanico
per scrostarlo d'ogni impurità.
Pulito e santificato dall'Amore
potrebbe anche volare
sulle ali della grande Aquila.
Grazie a tutti, miei amici,
per gli auguri per tanti anni
concessimi e vissuti
nel male (forse!),
ma i più nel bene.
Son contento d'esser invecchiato,
son contento dei miei cari,
d'aver tanti amici acquistato,
anche con il mezzo telematico.
Vi ringrazio tutti quanti
per l'amor mostrato
e di questo vi son anche grato.
Ciao a tutti

giovedì, marzo 03, 2011

Come foglie al vento......!

Come foglia al vento
trema il mio cuore
nel caotico stormir
dell'umana foresta.

Batte, batte con tormento,
pulsa forte d'Amore
null'altro vuol sentir
vuol sol danzare in festa.

Festa del sentimento
festa di un cuor che ama
festa dell'amore!

Grande dell'uomo è il cuore,
pulviscolo dell'universo,
creaturina inerme!

Se l' Amore.....!

Se l'Amore fosse la vita
e l'aria che respiri
e l'ossigeno invisibile
dell'esistenza?
Se l'amore fosse l'Amore
che non invecchia,
sempre vivo,
pieno di speranze
ricco di fedetà?
Se l'Amore fosse
fede in Qualcuno,
che t'ama alla follia
fino a perdersi
ad annullarsi per te?
Che ne diresti
di amare l'Amore?!

martedì, marzo 01, 2011

Epitaffio su una tomba del mio paese

Ferma il piè, o mortal


Ferma un momento,


guardami ben in faccia


e non ti venga il mal


che il cuor ti molcia.


Ferma un istante, guarda:


quel che fui io


tu lo sarai!


Non aver paura.


Va pur con Dio!


mercoledì, dicembre 15, 2010

Conosci Dio?

-Conoscere Dio come l'unico essere assoluto (ab solutus= sciolto da ogni limite), non condizionato dai mutamenti fenomenici, dal progresso dell'uomo e dal continuo mutare della storia, onnipresente, onnisciente, onnivegente, fonte senza fonte della vita, principio di tempo esistente e della storia senza tempo, è arduo. L'uomo lo intuisce ma non nè ha le prove, lo percepisce ma prova confusione.
- Per questo Dio si comunica all'uomo, che è essere anche lui intelligente e spirito immortale.
-Nonostante gli enormi e meravigliosi progressi conseguiti, l'uomo si rende conto che questi progressi non esprimono il tutto ed il suo intelletto aspira a qualcosa di più stabile e alto e si propone mete che né scienza nè tecnica gli potranno dare.
-La scienza e la tecnica, infatti, sono in eterna evoluzione e ciò che oggi è acquisito non renode felice e non appaga l'uomo, il quale resta inquieto e c iò che ha acquisito lo ripropone come nuovo punto di partenza.
L'uomo non sente l'appagamento perchè scienza e tecnica passano, si rinnovanano sempre come la scena di questo mondo e della vita.
-Dalla natura afferriamo ora un segreto ora un altro, ma tutto ci sta innanzi ancora e sempre imprendibile.
-Dalla Parola di Dio comunicata all'uomo nascono i lieviti più trasformanti della natura dell'uomo nella sua storia.
-Il pensiero greco è animato e agitato dall'anelito di salvezza, di contemplazione e di virtù, tanto che i cristiani l'ho anno accolto e adattato alle loro esigenze di Fede.
-Il paradosso poi tra Vangelo e Chiesa è questo che il Vangelo fonda la Chiesa e la Chiesa pone il suo essere e le sue fondamenta nel Vangelo.
- Chi, dunque può vedere Dio nell'Uomo di Nazaret?
-Nè storico, né scienziato, né filosofo, nè poeta, nè teologo può vedere Dio in Gesù di Nazaret, se non gli viene comunicato dalla Spirito, che è l'unico che palesa la la verità su di Lui allo spirito povero ma vigile dell'uomo, che sinceramente lo ricerca e ascolta la sua Parola.

sabato, novembre 27, 2010

Nei miei ricordi

Un grido inumano,
un salto nel buio
profondo della notte.
Rotola un corpo
ed esanime si ferma
sull'asfalto di sangue
il volto inumidito.
Alessandro è finito!
Della tua mamma
il cuor straziato,
di tuo padre
gli occhi smarriti
in vacui pensieri
di lacrime amare bagnati.
Che sorte, Alessandro,
che sorte!
la giovin vita
ti ha tolto la morte.
Nella notte profonda
ho pregato...ho pregato,
ma il pensier ha vagato,
cercando la ragion
di una simile morte.
Non so quando avverrà,
ma avverrà che il tragico
angiol della morte
verrà sconfitto.
Questa notte mi ha dato
scacco matto.
Amaro calice
di un giovane figlio
del qual la morte,
la vita ingoia
e gli occhi priva di gioia
e annebbia la mente e il cuore.
Ogni gentil sentire scaccia
e cessan i sentimenti d'amore,
infurian l'odio e il rancore
verso chi fu causa
di un tal dolore.
O morte. terribil morte,
m'hai dato scacco,
in questa oscura notte!
Ho subito
un grande smacco
ma io già so
che l'Invetore della vita
muoverà il cavallo bianco
sullo scacchiere
del divenir perenne
per libermi dall' illusorio
effimero tempo
e darmi un tempo senza fine.
Addio,Alessandro, addio!
(poesia scritta il 10 gennaio 1988 qualche giorno dopo la morte per indidente stradale di Alessandro figlio di Totò, fratello di mia moglie Marianna)

A Manfredi

Giorno dolce
da ricordare,
pineo di tremor
ed ansiosa attesa!
Scende per te dal cielo
l'Immenso
In una briciola di pane
e in una goccia di vino.
Mangialo con fè
ed il Divino
ti assimilerà a sè
e tu a Lui somiglierai,
il più bello
dei figli dell'uomo.

martedì, novembre 23, 2010

Che tipo di crisi è questa che viviamo?

Ho attraversato due terzi del secolo scorso e un decimo del 21° secolo e mi sento molto turbato e preoccupato degli avvenimenti sociali e politici di questo nostro tempo in cui viviamo.
L'uomo è in crisi.
La società è in crisi.
Le civiltà e le religioni sono in crisi.
Il geobio (0 ecosistema) è in crisi.
L'economia è in crisi.
La famiglia è in crisi.
La convivenza civile è in crisi.
La politica è in crisi.
I valori morali sono in crisi.
Insomma, in una parola, è in crisi il mondo intero.
Crisi!
Cosa significa la parola crisi?
La parola deriva dal greco: krisis.
La sua traduzione in latino è: crisis.
La sua traduzione nella nostra lingua:crisi.
Come constatiamo la sua morfologia (formazione della parola) e il suo fonema non sono per niente cabiati in migliaia di secoli.
La traduzione dal greco in italiano la parola Krisis assume questi significat: 1)separazione, discordia, contesa ovvero 2)scelta oppure ancora 3) decisione.
Dal latino in italiano viene tradotta con i sostantivi: crisi, risoluzione (di malattia).
In italiano ha assunto parecchi significati: a) rapido cambiamento in meglio o in peggio di una malattia, b) tempo in cui si verifica una crisi o cambiamento rapido; c) Momento temporale della vita collettiva o individuale di rapidi cambiamenti difficili da superare e suscettibile di sviluppi piùo meno gravi: crisi economica, crisi politica, crisi religiosa, crisi familiare, crisi spirituale ecc..
In tutte queste situazioni si ha un grave rallentamento dei rapporti tra vari elementi (rapporti tra marito e moglie o figli, nella vita sociale, in quella economica, salute e malattia ecc), a volte anche bruschi, che da una situaazione ottimale decadono in una condizione deteriore di grave sofferenza
La crisi è, quindi, paragonabile ad uno stato di malattia nei vari rapporti, che possono deteriorarsi rapidamente e produrre danni.
Così l'economia entra in crisi quando la domanda e l'offerta entrano in conflitto o i due elementi si sfasano. Per cui la domnda non corrisponde più all'offerta e l'offerta è sproporzionata in più o in meno rispetto alla domanda.
Se tra capitale ed il lavoro c'è conflitto e non concorrono insieme all loro reciproca crescita, anzi l'uno tende a danneggiare l'altro e viceversa, provocando una sfasamento fonte di conflitto (crisi),
Quando una famiglia entra in crisi?
Quando i rapporti nei suoi componenti si deteriorano e non sussiste più il reciproco rispetto e la reciproca tolleranza e quando tra di loro finisce il rapporto di amorevole asistenza, di reciproca compasione e accoglienza e viene cancellato il rapporto di reciproca misericordia e di perdono, anche nei normali fatti della vita.
Ogni membro prende una direzione divergente , che porta alla rottura (frattura) del rapporto di equilibrio tra alcuni o tra tutti i membri.
Crisi che si può risolvere con una revisione di vita reciproca e di rimozione dei fatti che dividono, applicando il principio enunciato dal Filosofo greco: L'amore unisce, l'odio divide, ovvero quello ancor più sublime del crianesimo: ama il prossimo tuo come te stesso, ama il tuo nemico e per lui dai la vita, come il loro Maestro ha detto e fatto.

(è notte e sono stanco, l'argomento è bello e cercherò in seguito di approfondirlo ancora)

domenica, ottobre 31, 2010

Il Loncino

Vedendo quanto accadeva
il Centurione, a voce bassa,
per tema d'esse sentito:
Costui è il Giusto , diceva ,
di Dio progenie è veramente.
Mentr'egli così mormorava,
Gesù il Nazareno
reclinò sul petto
il capo lentamente,
con un profondo sospiro
rimise al Padre lo Spiro.
Silenzio in cielo,
squasso sulla terra!
Ammutolirono gli angeli
gli uomini per paura
si nascoser:
O monti, copriteci,
e voi, grotte. le fauci aprite
viscere della terra accoglieteci!
La terra tremò,
i sepolcri si apersero,
sciolser le bende
i morti da gran tempo,
dal sonno si destaron,
e a camminar si diero.
I veli si squarciaron,
i lampi i cieli violentaro,
i tuoni sul monte risonaron,
s'incupì il cielo e pianse.
Giudei, perfidi giudei,
grida il Centurione:
non spezzate l'osso,
come la legge vostra impone
all'agnello immolato.
Egli è già morto,
il cuor gli s'è spezzato.
Vien qui ,Loncino,
ordinò il Centurione,
vien, aprigli il petto
con la tua lancia.
Pungilo,
come del sicomoro
il frutto si punge,
per dargli dolcezza
e il velen si espunga.
Così sia fatto al Cristo
perchè dal suo costato
esca il veleno
che Adamo ed Eva
avea ammorbato.
Coraggio Longino,coraggio,
spacca il suo petto,
perchè dalla fessura
uscir possa quel fiele ,
amaro e velenoso.
che l'uom avea dannato
e immerso nel dolore.
C'e' solo un pò di sangue
ed acqua, che dal costato
schizza lentamente
com'ultimo atto d'amore.
Pungi il costato,
rilutente armiere, pungilo,
perchè come del sicomoro
si punge il frutto per addolcirlo,
così dal suo costato aperto
uscir possa dall'uom
l'amaro fiele,
che ha resa amara la vita,
per rendergliela dolce,
ancor più dolce del miele.


Cl, 01/11/2010

sabato, ottobre 23, 2010

Avviso a tutti i miei amici picoli e grandi ai genitori ed agli insegnanti.

Vi comunico che è stato indetta la Rassegna regionale di Poesia e Narrativa del Secondo Premio Letterario "FILIPPO ALESSANDRO MARIA COLLERONE" dal Quinto Circolo Didattico di Caltanissetta, Dirigente Dott.ssa Irene Collerone, con il sostegno economico del papà e la mamma di Filippo Alessandro Maria Collerone.
Sono previsti ben dodici premi in danaro oltre attestati di riconoscimento e pubblicazioni di qualche centinaio di elaborati.
Il Regolamento del Premio è stato pubblicato sul sito del QUINTO CIRCOLO DIDATTICO M.L. KING di CALTANISSETTA .
Si invitano i partecipanti e le scuole interessate a prenderne visione per i termini e le modalità di presentazione degli elaborati da parte dei concorrenti, a pena di decadenza, nonchè del giorno della premiazione già fissato nel contesto del regolamento medesimo.
Il termine per la presentazione degli elaborati scade il 15/gennaio/2011 e verranno presi in considerazione gli elaborati pervenuti entro tale data, attestata della data del timbro postale o dalla data di presentazione negli Uffici della Direzione del Quinto Circolo Didattico M.L.King.
Gli elaborati possono essere anche spediti in formato digitale all'indirzzo e mail:
clee00500d@istruzione.it
Anche i genitori di Filippo rinnovano l'invito a tutti ragazzi delle scuole primarie e primarie di primo grado di incoraggiarsi a partecipare, ricordanto che così si fa vera cultura ed è possibile scoprire i talenti di poeti e scrittori.
Auguri a tutti ed in particolare ai partecipanti.
Marianna e Pino Collerone

lunedì, ottobre 04, 2010

Mah che cos'è la mafia?

mafia è l'assenza del potere dello stato
mafia è il potere privato forte
mafia è il potere occulto che "protegge"
mafia ha memoria lunga e "panza niura"
mafia è "cultura"
la mafia non sopporta sgarri
la mafia non perdona
la mafia produce la cultura occulta del silenzio
la mafia produce la cultura terrorista e vendicativa
la mafia ti entra dentro inconsapevolmente e ti devasta "come l'aria "infruncita, suttili e trasparenti, dici la scienza fisica, cca trasi e nun si senti"
la mafia non la vedi e non la senti
la mafia non fa male, ma distrugge
la mafia sta sempre alle spalle, te le guarda o te le colpisce
la mafia si nasconde dietro la maschera di un solo volto, ma ne mostra mille
la mafia è occhio che non vede
la mafia è orecchio che non sente
la mafia anche se vede e sente è di poche parole e di molti segni.
la mafia è il potere che arricchisce pochi e sottomette molti
la mafia è un'Idra, corpo sinuoso, viscido con tante teste, tante code e voraci bocche
La mafia è una mignatta, che sugge ed ingrassa e da invisibile anellide diventa una spaventosa sanguinaria, che non si sazia mai del sangue altrui.
la mafia è ossequiosa verso gli amici e protettori, ma guai a chi non la ossequia.
la mafia è la prestigiatrice dell'economia
la mafia ha oscure ricchissime miniere di oro. Suo santo protettore è Creso, che dispensa abbondanti doni ai templi ed ai poveri diavoli, che a sè incatena
la mafia è un'avvenente femmina, che divora gli uomini ed induce in tentazione anche i santi
la mafia è una immensa mala pianta, che produce frutti velenosi
la mafia è una gramigna infestante
la mafia è una vorace bestia selvatica, che si nutre solo di carne umana.
Chi potrà distruggere l'Idra, mostruoso serpente acquatico con sette teste, sette code e mille bocche; annientare la mignatta, piccolo anellide degli irudinei, che, a forza di succhiar sangue, diventa una mostruosa enorme divoratrice di sangue; sconfiggere il ricchissimo re Creso, che tutto compra, compresi i templi,; fermare la " femmina" divoratrice d'uomini e bistrattatrice di santi; abbattere dalle radici, pronte a far nascere sempre nuovi polloni, gli alberi perchè non avvelenino più, con i suoi magnfici frutti, Adamo ed Eva; estirpare ogni residua e minima cannetta infestante di gramigna invasiva e dannosa alla buona terra ; infine chi potrà ammansire la famelica bestia feroce, che divora gli uomii e terrorizza le nostre contrade ?
Io conosco uno che lo potrà fare, mi scrive il mio umile amico Li Pani, che conosce bene la mafia e i mafiosi, uomini che si nutrono di paure e, per tal ragione, cercano di incutere paura ai loro simili.
Gli ho chiesto di farmelo conoscere perchè anch'io, insieme a lui, possiamo indicarlo ai mafiosi, uomini, che per paura della morte, han reso il loro cuore ed il loro volto duro come la pietra, perchè anch'esi possano ri-diventare uomini dal volto buono e dal cuore di carne, tornando ad amare se stessi ed i loro simili con semplicità ed a condividere gioie e dolori dell'umanità.
Chi è? ho insistentemente chiesto.
Ha un nome strano! mi dice il buon Li Pani.
Da oltre duemila anni cammina sulla terra e fa una fatica enorme e spasima, perchè sulle sue spalle ha un peso atroce ( la sofferenza degli uomini, di tutti gli uomini, anche dei mafiosi, dei guerrafondai, degli shoaisti ...); sul suo capo una corona regale di spine intrecciate, che gli penetrano oltre la esile pelle e affondano fino alle midolla con trafitture come di spade, di proiettili di cannone e d'armi e di atomiche, che gli trapassano e squassano il cervello; spesso si sbuccia e gli sanguinano le ginocchia, che le cadute rovinose gli producono, perchè i mafiosi, i guerrafondai, i sanguinari e gli shoaisti... lo scuotono violentemente, facendolo cadere, come una canna al vento; cerca un luogo dove farsi appendere ad una croce e lì solo lì poter riposare, esausto e boccheggiante, ed effondere il suo spirito e cantare un peana di vittoria!
Chi è costui? chiedo angosciato ed impietrito, Chi è costui?
E' Gesù di Nazaret!
Chi? Non ho capito! insisto nel chieder al mio amico Li pani.
Gesù di Nazaret!
Egli, all'alba del sterzo giorno dalla sua morte, ha riscattato e liberato le vedove, gli orfani, i poveri, i ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, ogni ammalato, i guerrafondai, gli shaoisti, i sanguinari, gli uccisori , i ladri, le prostitute ed anche te, mafioso, perchè anche tu hai un cuore ed un'anima e sai che un giono, non lontano, dopo che avrai commesso tutti gli abomini che vorrai, morrai!
La tua carne, come quella di chi hai angariato, derubato, sciolto nell'acido, sarà divorata da vermi immondi.
Se vuoi, puoi vincere la tua mafiosità, deporre l'uomo della carne, che sarà divorata o sciolta in qualche acido o deperirà in qualche carcere ed accettare l' "Amore impossibile", quello che ti ama così come sei, convertito dall'inenarrabile AMORE di Gesù ... e ... troverai riposo.
Non cerchi tu, amico mio, forse questo luogo di riposo ed uomini da amare e con i quali riposare
per sempre con un cuore leggero, sgravato dall' arrogante superbia, dall'avarizia insaziabile, dall'odio, dal sopruso, dall'ira funesta.... richiamato da quel grido di pace che quell' Uomo strano, che si chiama Gesù di Nazaret, detto il Cristo, ti ha da sempre lanciato: "venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò!"
Con tutte le nostre debolezze di uomini imbelli e pieni di imperfezioni io Pino ed il mio amico Li Pani, vogliamo salutarti con il saluto che Gesù ci ha lasciato: Pace a te, chiunque tu sia e a te che vuoi liberarti dalla morsa della cultura mafiosa e di morte.
Io Pino ed il mio amico Li Pani siamo attenti combattenti a non cadere nel tranello della mentalità mafiosa, che respiriamo, come l'aria, in questa nostra martoriata Isola.

mercoledì, luglio 28, 2010

L'Amore ritrovato

Come il mormorio
del ruscelletto,
che da monte
scende a valle,
lascia che nel mio cuore
scenda lentamente
una murmure preghiera.
Arresta, o uom affticato,
dal dolor distrutto,
gli irretiti pensieri,
anche per pochi istanti.
Non divagar
per peregrine vie.
Non inseguir chimere,
che, come aquiloni
dal vento sballottati,
vengon trascinati
nell'aer inconsistente
da invisibili correnti.
Portano i pensieri
in lontani lidi
del dolor prigionieri.
Non vagabondar
per i cieli evanescenti,
fissa per un istante la tua mente
sul Cristo sofferente,
rifiuto degli uomini,
eppur liberatore,
ucciso dall'odio
risorto per Amore.
Il cuor si librerà
su cieli di alabastro,
sui quali spedito potrai
camminare.
Sali sul carro ardente
e vola là dove
ti porta il cuore.
Spariranno la sofferenza,
la stanchezza ed il dolore
e della vita l'oppressione.
S'apriranno nuovi orizzonti,
nuovi cieli e terre nuove.
L'ebbrezza della luce
e degli infiniti spazi
leniranno del soffrir l'affanno.
Il gemito trasformerai
in murmure preghiera,
che come olio e dolce nardo,
profumerà la vita
bagnerà le asprezze
del tetro e muto dolor.
Come collirio detergerà gli opachi occhi
e vedrai la luce.
Nello splendor della nuova aurora
ritroverai nel chiaror del giorno
il glorioso Segno del Risorto,
che vive ognor,
dopo essere morto.
In Lui incontrar potrai
l'oggetto del tuo amor,
che credevi d'aver perduto,
dalla morte rapito.
Cl, 30/07/2005
GICOL

sorriso di filippo: REQUIEVVIVA

sorriso di filippo: REQUIEVVIVA

REQUIEVVIVA

LA MORTE DELLA D.C.

Minata da grave malattia,
povera Bianca Diccì,
dopo lunga agonia,
sei morta in questo dì:
26 luglio 1993.
Prima di morir
t'avea picconata
il sor Cossiga,
con ghigno beffardo
e sorriso di iena.
Un'orda di giustizieri,
forti di un nutrito pool
di pubblici ministeri
con giuridici espedienti,
alfin t' ha affossata
e poi t'ha distrutta.
Fiamma fosti d'amor
della mia giovane vita.
T'amai, a suo tempo,
con amore innocente
e tu al mio amor
con amor rispondesti.
I tuo amanti
prima t'avean lordata
e poi disonorata,
approfittando di te
durante l'interregno,
facendoti sfruttar
da tutti, amici e nimici,
senza alcunn ritegno.
Dalle tue ceneri,
dicon alcun epigoni,
che oggi all'Italia
è nato un bambino,
che nomato han: PPI.
E' nato vecchio, poverino,
ha la racchia faccia
di martinazzolimino
e la voce gracchia
di eterno bambino
di rosarussoiervolino.
Pare che la semente
sia quella di don Sturzo,
dal crioconservatore riesumata
in qualche sacrestia.
Qualcuno sussurra sottovoce
che, forse, è figlio
dell'astuto "gobbettino",
che, sottoman, ancora
detta legge col telefonino.
Da gran puparo, qual'è,
tira tuttora le fila
sulla grande scena
di quest'Italia sgomenta,
afflitta e amareggiata,
da mille problemi
attanagliata.
Sento che il cuor
lacrima sangue,
ma sento,però, di dirti,
seppure offeso ed umiliato,
con orgoglio ed amor:
svegliatevi dal sonnecchiar,
fratelli ed amici,
solleviam l'Italia nostra,
e,con grande vigor.
rivestiamola delle antiche
italiche virtù.
Sul suo capo poniam
una graziosa corona
intrecciata dall'Alpi innevate
dai declivi e ombrosi Appenni
e dall'infuocato Mongibello.
Getta, o Italia, arditi ponti,
sui quali possa passar
la tua progenie:
popoli di forti e liberi
di cittadini onesti
di geni e di lavoratori;
Il tuo mare azzurro come il ciel
disperda e annulli i miasmi
dei profittatori.

Cl, 26/07/1993
Gicol

lunedì, giugno 28, 2010

Il ricercatore

a Te,umile, oscuro e sconosciuto ricercatore , sepolto in un anonimo laboratorio, il cui nome, forse, mai verrà alla ribalta delle cronache, voglio elevare un pensiero ed una lode, come quella che si eleva a Dio Creatore.perchè sei di Lui il degno erede e concreaatore.


Non fermarti mai di fronte alle difficoltà di una difficile ricerca, alla quale sei stato chiamato e ti sei dedicato, anche quando questa difficoltà ti sembra insormontabile, se questa può esser vinta con un ulteriore sforzo e coraggiosa dedizione.


Non fermare la tua fatica di fronte allo scoglio del danaro.


Il danaro e l'altro dio che assorbe quasi tutta l'energia, che il vero Dio sprigiona e con la quale dà vita,



domenica, giugno 20, 2010

L'uomo del dolore

Non so se tuo Padre,
O Nazareno, ha pianto.
Tutti mi dicono
che il Padre tuo non piange
perchè è impassibile,
in lui non c'è soffrir,
nè ombra di morte,
ma solo splendida energia
e soltanto vita gioiosa.
Io però ti ho pianto
con forti gemiti
senza alcun ritegno,
mentre ti vedevo sulla croce,
sulla quale con passione
hai asunto il mio dolore atroce,
là dove come in una trasposizione,
ho visto raffigurato,
sul monte Cranio,
il volto ed il corpo
del mio diletto figlio,
morto in solitudine
a Lovanio.
Tutti ancor mi dicono
che Tu sei risorto.
L'amara esperienza
di te morto
io l'ho fatta, ma ancor
mi manca quella
forte di te risorto.
E geme ognor
l'anima mia e gli occhi
grondano lacrime amare.

Caltanissetta 06/08/1995

venerdì, giugno 11, 2010

Premio Letterario Filippo Alessandro Maria Collerone

Ieri 10/06/2010 dalle ore 16 alle ore 18,30 si è svolta la manifestazione di premiazione dei ragazzi delle 4^ e 5^ elementari e delle Scuole medie, che erano stati selezionati quali vincitori del Concorso : 1° Premio Letterario Filippo Alessandro Maria Collerone.
Hanno partecipato un nutritissimo gruppo di ragazzi provenienti da numerose località della Sicilia, un nutrito numero di genitori e tantissimi Insegnanti, tanti Presidi e Autorità, oltre che i rappresentanti dei collaboratori e patrocinatori del Premio Letterario.
E' intervenuto il Provveditore agli studi Dott. Antonio Gruttadauria, l'Assessore alla Scuola e Cultura Dott. Giuseppe D'Anna, anche su delega del Sindaco di Caltanissetta e la Preside del Liceo Classico Prof. Maria Luisa Sedita, anche in rappresentanza della Società Dante Alighieri.
Prendendo un dopo l'altro la parla, hanno avuto parole di commosso elogio per la iniziativa culturale, che, la Famiglia di Marianna e Giuseppe Collerone avevano promosso per onorare il loro ragazzo deceduto improvvisamente quindici anni addietro nella lontana Lovanio in Belgio, mentre godeva di un breve periodo di vacanza culturale, con alcuni suoi amici italiani e belgi.
Anche il papà di Filippo, l'Avv. Giuseppe Collerone, nel suo breve intervento ha esposto le ragioni del Premio, affermando che tutta la sua famiglia, compreso Filippo, erano amanti della cultura (alcuni membri sono scrittori, pittori, poeti e, certamente uomini e donne di cultura) convinti che la vera evoluzione dell'uomo, immagine del Divino, nei millenni trascorsi e fino ad oggi , è stata la molla dello sviluppo della sua intelligenza e del suo sapere, anche scientifico, che lo ha distinto da tutti gli altri esseri, compresi i "primati" e questo lo ha posto al vertice di tutte le realtà viventi.


La Dirigente Scolastica del Quinto Circolo Didattico di Caltanissetta, Dott. Irene Cinzia Maria Collerone, ideatrice e sostenitrice dell'evento culturale, a causa di un'improvvisa laringite, non aveva suffiente voce, ma ha ugualmente fatto gli onori di casa, egregiamente collaborato dall'Insegnante, nonchè poeta, Salvatore Siina, responsabile del progetto culturale, dal Direttore amministrativo e di molti Insegnanti e collaboratori dei due Plessi scolastici S.Flavia e Michele Abbate.


I membri della Giuria: Professori Claudia Galatioto, Carmelo Salvatore Benfante Cicogna e Dott. Salvatore Salamone dell'Ufficio Scolasto Provinciale, La Prof. Domenica Calà in rappresentanza dell'UNICEF di Caltanissetta, la Prof. Marina Falzone, in rappresentanza dell'Assessorato Scuola e Cultura di Caltanissetta e la Prof. Matilde Perriera, in rappresentanza della Soc. Dante Alighieri del Liceo Classico di Caltanissetta, con la collaborazione della Prof. Lucia Maria Collerone, hanno con molta competenza e passione commentato le poesie ed i racconti e li hanno letti, rendendoli amorevolmente palpabili, pieni di sentimento, di calore e di amore.


Vi sono stati momenti di intensa commozione.


Le varie fasi della Presentazione del Premio e del libro della Prima rassegna regionale di poesia e narrativa sono state rallegrate da intermezzi musicali (Simone Bannò giovane violinista) e di danza classica ( i giovani Maria Rita Vitello e Armando Damiano Alona dell'Associazione Scarpette Rosse di Francesca Gallina ).


La giovane amica M.Sillitti, una brava giovane cantante, per motivi tecnici, non ha potuto esibirsi , ma è stata ugualmete coinvolta con la lettura di un racconto. Anche Sofia D'Agostino, nipotina di Filippo Collerone e Noemi D'Agostino, cuginetta di Sofia, hanno voluto partecipare con propri racconti e poesie, declamandoli esse stesse con gli appalusi, come del resto non sono mancati ai vincitori ed alle personalità intervenute, dai tantissimi presenti, che gremivano, anche in piedi, la sala della riunione del Centro Polivalente "M.Abbate", concessa graziosamente dal Comune di Caltanissetta per l'occasione


E' stata una manifestazione commemorativa, ma principalmente di carattere fortemente culturale, gioiosa, leggera e piena di pathos, principalmente durante la lettura degli elaborati di poesia e di narrativa premiati.


I presenti si sono complimentati per la qualità dei ragazzi delle nostre Scuole elementari e medie veramente superiore ad ogni aspettativa, sia per i contenuti, sia per i sentimenti espressi, sia per il modo corretto e splendido del loro porgere a tutti noi sia le loro lievi e dolci poesie che i loro bei racconti.


L'augurio, che l'Avv. Collerone ha fatto a tutti i ragazzi premiati (e non), è stato quello di continuare a coltivare questa loro belle qualità di poeti e scrittori. Non si sa mai, ha detto, nel loro futuro, potrebbero aprirsi le porte della "grandezza" a livello nazionale ed internazionale e diventare "Grandi" anche loro, come tanti ce ne sono stati nella storia antica e recente della nostra bella e talentosa Sicilia.






Gicol

sabato, giugno 05, 2010

MARIA LA DONNA

Donna,
ecco il tuo nome!
Un volto, mille volti,
sei tu, Maria.
Tu sei la Donna,
piccola e immensa
di Dio sei tu l'eucaristia.
Dolce damigella
di uno sperduto
borgo della Galilea,
così noto divenuto
dopo che l'umanità
di Dio hai incarnato
e la Sua bellezza.
E' meraviglia nuova,
la tua storia, Maria!
Narra un fatto mai inteso,
che abbraccia
l' umanità intera
cancellando l'onta
dell'antico disonore
inoculato da malvagia mente.
Un'era nuova hai instaurato,
l'era vera dell'amicizia
e dell'amore tra l'Immortal
e l'uomo dall' errore
reso fragile e mortal.
Sei tu la Donna,
che preparasti
di carne un corpo
per la resurrezione.
Senza la Tua esistenza,
o Donna eccelsa,
senza la Tua presenza,
discreta ed umile tuttora,
la terra e l'uomo
non avrebbe più speranza
e sarebbe del nemico preda,
carico d'odio e di livore ancora,
Il frutto della Donna,
o uomo, ti ha restituito
lo splendore antico
ed amico ti fece
di Colui che tutto può
in misericordia e amor.
Tu, dalla Spirito adombrata,
incarni ognor,
il volto di ogni donna
e di infiniti volti
della maternità di Dio
e delle Sue misericordie.
Questo è l'omaggio
del figlio di una donna
a Colei, che la Donna
incarna, "umile ed alta
più che creatura".

mercoledì, giugno 02, 2010

Chi fu Filippo

  • Sono il papà di Filippo Alessandro Maria Collerone, al quale è intestato questo Primo Premio letterario, che di comune accordo con Marianna, mia moglie, abbiamo voluto istituire con l'aiuto della Dirigente del Quinto Circolo Didattico " Martin Luther King" di Caltanissetta, Dott.ssa Irene Cinzia Maria Collerone, che, per chi non lo sa, è la sorella di Filippo.
    Non si è trattato di fare uno sterile memoriale di rimpienato, ma un ricordo sereno e pieno di nostalgia, anche se doloroso del nostro Filippo, che ci ha lasciati improvvisamente ed amaramente quindici anni fa in un lontano paese, dove si trovava in vacanza con amici. Abbiamo voluto onorarne la memoria in piccolo, sia perchè il Premio è diretto alle scolaresche dei ragazzi delle ultime due clasi elemenatari e delle scuole medie della nostra Regione Sicilia, sia per la modestia dei fondi disponibili.
    L'onore della rimembranza, sia pure in piccolo, ha voluto essere una cosa utile ai nostri ragazzi e ragazze, proponendo loro un agone culturale, nel quale cimentarsi con impegno.
    Filippo era un ragazzo come voi presenti, che amava la vita in tutte le sue sfaccettature, era arrivato all'ultimo anno di giurisprudenza e s'apprestava a finire gli studi.
    Perchè premio culturale?
    Perchè sia mia moglie che io stesso siamo perefettamente convinti che l'avanzamento delle persone passa per una retta culturale, che rende l'uomo sempre più uomo, libero dai condizionamenti e lo avvicina alla divinità, essenza assoluta, che lo ha fatto per questo.
    L'uomo, per me che credo, è quello che somiglia molto di più di ogni essere esistente sulla terra a Dio e ne ha impressa l' immagine.
    L'uomo, essere intelligente, più di ogni altro si è evoluto nel tempo e si è affrancato, avvicinadtso sempre più alla scoperta della verità su se stesso e sulle realtà visibili ed invisibili, attraverso l'approfondimento scientifico delle realtà materiali (l'immanente) e l'approfondimento filosofico-teologico sulla sua esistenza e sull'esistenza di un Essere altro (il trascendente).
    Vero è che il primo premio è stato di carattere letterario, forse il prossimo anno con il secondo premio potremo far cimentare i nostri ragazzi con altro tipo di cultura, anche di tipo scientifico.
  • Il tema lo sceglieremo!
    Detto questo, per dare l'imput alla presentazione del premio e da conto delle sue ragioni, desidero esprimere per mia moglie e per mevoglio i ringraziamenti innanzitutto ai 267 ragazzi delle 4 e 5 elementari e della Medie di Sicilia, gli insegnanti e le Scuole che si sono prodigate a " fare" Cultura con la "C" maiuscola, partecipando al Premio letterario e, checchè se ne dica, con grande profitto e con l'espressione dei talenti di tanti artisti veri, anche se ancora Scrittori e Poeti in erba, che, sono certo, nel tempo , se continueranno nella loro preparazione scolastica e culturale con impegno, diventeranno grandi come tanti nostri poeti e scrittori siciliani, che sono stati tanto numerosi nella storia letteraria nazionale ed internazionale.
    Sentirete alcune delle circa trecento opere presentate, ne saranno lette alcune, quelle che riceveranno il premio, e alcune altre le leggerete (80 di esse) nella pubblicazione, che vi sarà data.
  • Vi renderete conto dell'elevatezza di pensieri e di sentimenti vereamente eccezionale frutto veramente della mente e del cuore.
    Ci è moltissimo dispiaciuto di non avere potuto pubblicare gli altri 220 eleaborati pervenuti, tutti belli e pieni di pathos, direi pensate e scritte con passione, che non abbiamo potuto pubblicare, ahinoi, per la scarsezza di mezzi economi!
  • Desidero ringraziare per l'impegno profuso la Giuria, composta da eccellenti donne e uomini di cultura, nominate in rappresentanza delle Istituzioni e di alcune importanti Associazioni, che ci hanno onorato del loro patrocinio. La giuria si è sobbarcata a leggere con tanto impegno i tanti elaborati e con encomiabile acume (e aggiungo sofferenza) ha dovuto fare delle scelte per formare una graduatoria di vincitori.
  • Vi verranno presentati e nominati uno per uno dalla Dirigente Irene, che è stata collaborata per la promozione del Premio dall'Ins. Salvatore Siina, che è anche un educatore Poeta, che vogliamo ringraziare.
  • Mio moglie ed io siamo grati anche alle Autorità presenti, che fra poco, che anche loro vi verranno presentati e che ascolteremo.
    Finisco, non perchè ultimi da ringraziare, ma perchè anche a Voi, amici che numerosi siete intervenuti a questa manifestazione, vogliamo dire che non solo state onorando noi ed il nostro Filippo, ma state rendendo onore alla Cultura ed altresì ai tanti nostri bravissimi ragazzi, che si sono cimentati in uno sforzo, che ha prodotto Cultura, come ho già detto, con la C maiuscola e forse, chissà! state assistendo alla nascita di Poeti e scrittori, che diventeranno famosi in Italia e nel mondo.
    Grazie di cuore a tutti.

lunedì, maggio 31, 2010

Pendoli e pendolini di Marianna

Suona solenne
del pendolo il campanon
giorno e notte.
Eco gli fa l'argenteo suon
del pendolino.
Il cucù fende l'aer
del notturno buio.
Mille tic tac,
si sentono d'intorno,
di tanti orologi
e sveglie canterine.
Mi tengon compagnia
nelle silenti ore notturne
i pendoli e i pendolini
le svegli e gli orologi
di Marianna!
E' il tempo scandito
da mille tic tac,
che inesorabil fugge...
fugge via inarrestabil.
Vorrei fermarti un istante,
o tempo fuggente,
ma inappagato resta
il desiderio:
corre, corre veloce
e non s'arresta un'ora!
Penso un istante
a quando quel tempo
il mio tempo s'arresterà.
Vorrei in quell'istante
che tutti i pendoli, i pendolini,
le sveglie ed gli orologi
facessero la danza delle ore
e suonassero all'unisono
il peana di vittoria
dell'eternità sul tempo
e fermassero i mille tic tac
nel silenzio del trapasso.
Al mio risveglio sitir vorrei
il suono della troba,
perchè suonerà la tromba
a risvegliar la vita,
che sì veloce è fuggita,
al suon di celestiali
e dolci melodie.

I ricordi

I ricordi....
Son come spilli
che s'appuntano
al cuore.
Sentimenti dolci
e/o tristi,
dal tempo acuiti.
Son lacrime e gioie.
Son come faville,
che guizzano
e scoppiettan d'amore,
o forse frammisti ad odi.
Duran un istante
ovvero una eternità.
Mi fan sanguinare
o sorridere.
Mi portan
sempre lontano...
lontano nel tempo:
Son essi
forse il desiderio
di un tempo
incompiuto,
l'anelito d'infinito!?

giovedì, maggio 27, 2010

Premio Letterario Filippo Alessandro Maria Collerone per le scuole elementari e medie

Il 10 GIUGNO 2010 alle ore 16 A CALTANISSETTA, Sala Polivalente " Michele Abbate"in via Chiarandà (ex Macello) avverrà la presentazione del volume
RASSEGNA REGIONALE DELLA POESIA E NARRATIVA PER LE CLASSI DI SCUOLE ELEMENTARI QUARTE E QUINTE E PER LE SCUOLE MEDIE DELLA SICILIA
PREMIATE E RITENUTE MERITEVOLI DI MENZIONE DEL
PRIMO PREMIO LETTERARIO "FILIPPO ALESSANDRO MARIA COLLERONE"
AL QUALE HANNO PARTECIPATO 267 CONCORRENTI DI NUMEROSE DIREZIONI e PLESSI DI MOLTE LOCALITA' SICILIANE.
Il premio è stato promosso da MARIANNA E GIUSEPPE COLLERONE,
PER ONORARE LA MEMORIA DEL LORO FIGLIO FILIPPO,
GIOVANE STUDENTE UNIVERSITARIO,VENUTO A MANCARE IMPROVVISAMENTE QUINDICI ANNI FA.
HA OLLABORATO L'UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE, DIRIGENTE
DOTT. ANTONIO GRUTTADAURIA
HA ORGANIZZATO LA DOTT.SSA IRENE COLLERONE, DIRIGENTE DEL QUINTO CIRCOLO DIDATTICO STATALE "Martin Luther King" DI CALTANISSETTA
PER STIMOLARE I RAGAZZI A "FARE" CULTURA,AD AFFINARE IL SENSO DEL BELLO E DEL BENE E PER SPRONARLI A MANIFESTARE I LORO TALENTI ARTISTICI.
IL CONCORSO HA CENTRATO L'OBIETTIVO, CHE SI ERA PREFISSO
HANNO PARTECIPATO NUMEROSE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E NUMEROSISSIMI RAGAZZI, CHE SONO RISULTATI TUTTI ARTISTI.
PER LIMITATEZZA DI MEZZI ECONOMICI SONO STATI PUBBLICATI SOLO 80 ELABORATI, MA, IN VERITA', TUTTI MERITAVANO L'ONORE DELLA PUBBLICAZIONE.
HANNO PATROCINATO il PREMIO LA CITTA' DI CATLTANISSETTA, CON IL SINDACO Dr. MICHELE CAMPISI E L'ASSESSORE ALLA CULTURA, IL COMITATATO DANTE ALIGHIERI -LICEO CLASSICO CON LA PRESIDE PROF. MARIA LUISA SEDITA E IL COMITATO PROVINCIALE DELL'UNICEF, PRESIDENTE PROF. SALVATORE PIRRELLO.
Molte altre notizie e dettagli possono essere assunte sul sito: http://www.quintocircolo.it
Marianna e Giuseppe Collerone sentono il dovere di ringraziare tutti gli Enti e le organizzazioni, che hanno grandemente collaborato alla riuscita della manifestazione culturale E COMUNICANO che il prossimo anno scolastico si ripeterà con più mezzi e con sempre più grande entusiasmo.
Un ringraziamento particolare va ai membri della giuria, che con molto impegno hanno dovuto fare un gravoso lavoro di lettura e di discernimento delle opere di poesia e narrativa pervenute numerose(circa 300 tra poesie e racconti!): Prof.ssa Claudia Galatioto, Dott. Carmelo Salvatore Bonfante Picogna e Prof. Salvatore Salamone tutti dell'Ufficio Scolastico Provinciale (USP) di Caltanissetta; Prof. Domenica Calà, UNICEF di Caltanissetta; Prof.ssa Marina Falzone, dell'Assessorato Scuola e Cultura della Città di Caltanissetta; Prof.ssa Matilde Perriera, Società Dante Alighieri-Liceo Classico Ruggero Settimo di Caltanissetta.
Buona fortuna, abbracci e commossi ringraziamenti a tutti i ragazzi, che hanno voluto numerosi partecipare ad arricchire con le loro opere letterarie la CULTURA con l'espressione di grandi sentimenti e di grandi valori contenuti in tutti i lavori pervenuti.
Questo sia sempre di stimolo a fare cose sempre migliori e ad elevarvi sempre più!
"Ad meliora et in excelsis!"
Il fine del Premio Letterario Filippo Alesandro Maria Collerone era questo, che, per quanto ci riguarda, è stato conseguito efficacemente.

ECCO I NOMI DEI VINCITORI
Sezione A) POESIA:
1° CARLOTTA FALZONE Classe 3^ - Media "Giovanni Verga" Caltanissetta
2° FRANCESCA MARIA MANGIONE- Elementare "S.Giuseppe " S.Ctataldo
3° FRANCESCA MARIA AMICO - Media "P.Leone" Caltanissetta
Sezione B) NARATIVA:
1° LILIANA GUELI - Media " Don Milani" Barrafranca,
2° MARCO G. LAMENDOLA - Media "Elemetare "L.Radice" Caltanissetta
3° FEDERICA CAMMARATA - Media "Don Milani" Barrafranca
Sezione C) POESIE E BREVI RACCONTI -riservata Quinto Circolo "M.L. King" -Caltanissetta
1° ANGELO PALERMO - Plesso "M.Abbate" Caltanissetta
2° ALDO NOLFO - Plesso "Santa Flavia"Caltanissetta
3° GIADA MILIA - Plesso "M.Abbate" Caltanissetta

martedì, maggio 25, 2010

Il Peana dei quarat'anni e più....!

Era un giorno di primavera,
quando anche la natura,
piena di vita,
ti appare innamorata
e spinge e urge
ogni essere vivente
a far cantare il cuore
colmo di amore.
In uno di quei giorni,
complice il balcon di casa
e la fessura della finestrella,
il mio sguardo si incrociò
con quello della maestrina,
che dal balcon di fronte,
con aria giovane e sbarazzina ,
finta facea d'insegnar
in un gratuito doposcuola.
Galeotto fu quel balcone
e complice la finestrella
dell'incrociar di giovanili
e innamorati sguardi.
Son trascorsi quarant'anni
e forse più
di quello splendico amore!
Quanti soli e quante lune
son sorti nell'arco del ciel
e quante buie notti
son trascorse.
Giorni d'amor ruggente
ma anche tante storie amare
abbiamo insiem vissuto.
Son tanti quarant'anni
in comunione e armonia,
anche in momenti bui
di pianto e di rimpianto.
Ti ho sentito e sento ancor
la tua vicinanza
e nel buio di notti isonni.
Ascolto il tuo respiro
or lieve or greve,
sereno o turbato
da sogni agitato.
Sento ancor intenso
il calore del tuo corpo.
Da tanto profondo amore
spuntaron, come fiori,
l'un dopo l'altro
in breve tempo,
ben quattro bimbi,
figli tutti della giovinezza.
Festa gioiosa fu,
tutte le volte,
il loro arrivo nella nostra casa.
Son tutti cresciuti
in pienezza di vita e amati.
Uno di loro la morte rapace,
nella sua piena giovinezza,
recise come fior da fiore,
con un colpo di falce
lasciandoci nel lutto,
nel pianto e nel dolore
e lo tien nascosto
al nostro sguardo,
Ma il Padre del ciel,
pietoso e pien d'amore,
ci ha ancor più amato
e ci ha ricompensato,
abbondando la nostra vita
con tanti altri fiori.
Li ho guardati tutti
intorno a noi in festa
in questa fausta ricorrenza:
Filippo sorridente dai ritratti,
e Lucia, e Irene e Floriana,
di sette bimbi,
dolcissime madri
e i lor mariti, bravi padri,
figli acquisiti con amore.
Guarda, o Nannina mia,
guarda quant'altri fiori
son spuntati dal nostro
fertile terreno,
irrorato dal nostro amore
e dall'incrocio dei nostri squrdi
quel giorno di tante primavere fa!
A te dedico questo dolce peana
di ricordi, pieno di nostalgia,
mettendo nella mani di Dio
tanti anni vissuti in armonia.
Viva resta la speranza
di tanti anni ancor
da vivere insieme.

lunedì, maggio 24, 2010

Due agosto 1995

Era trascorso il terzo giorno dopo l'annunzio di sventura arrivato da Lovanio.
Avevo pianto notte e giorno e più e più volte, stordito, mi ero interrogato: dove sei? Come stai? Perchè...perchè ti è successo tuttoquesto?
Vaneggiavo e piangevo.
Ero stanco e non prendevo sonno.
Mi accadde qualcosa di straordinario in un momento di massima confusione:
Non so dormivo o ero sveglio, so solo che avvenne come una favola narrata in un film.
Mi trovai dietro la porta del luogo, dove, tanto tempo prima, avevo incominciato a lavorare.
Stranamente mi videvo in corsa e madido di sudore per la fatica di correre nel grigiore accennato dell'incipiente alba, verso lo studio ed ero pervenuto davanti la porta.
Da essa proveniva una forte luce, che traspariva in forte soffusione dagli interstizi della vecchia porta di legno.
Mentre mi accingevo ad aprire, la porta si spalancò improvvisamente ed io, impaurito, mi ritrassi di qualche passo.
Dalla porta usci lentamente la mia mamma Lucia e dietro di lei molte altre persone, piccole e grandi, i cui volti non riuscii a fissare, abbagliato com'ero, dalla fortisima luce, che proveniva dall'interno dello studio.
Per accedere dallo studio al piano strada c'erano due gradini in salita.
Apostrofai la mamma: " ma... mamma, che cos'è questa stranezza? Ma tu sei morta tanto tempo fa. Come sei tornata qui. Come hai fatto ad entrare nello studio chiuso?"
La mamma mi guardò sorridente e mi disse: "ti ho riportato Filippo" e, voltandosi, me lo mostrò, ultimo della lunga fila di figure, che, nel frattempo, erano uscite sulla strada. Fissandole attentamente riconobbi le sembianze dei nonni e di alcuni altri parenti, fratellini ed altre persone, che non riconobbi e che non avevo mai visto.
Filippo mi venne incontro, con un bel sorriso, mi abbracciò, mentre io restai a braccia penzoloni e annichilito, mi diede un bacio e mi disse dolcemente: "Non piangere e dì alla mamma di non piangere più: Io son salito al Cielo, un luogo meraviglioso ed indescrivibile. Da lì posso vedere tutto. Ho visto anche la brutta afflizione e le lacrime amare tue, di mamma e delle mie dolci sorelline. Son passato da una grande tribolazione, che mi ha afflitto nel corpo e nell'anima. Il mio soggiorno in terra fu tanto tribolato e tante volte triste e pieno di dolore, ma adesso è tutto finito e sono ripieno di una felicità, che descrivere non posso. Sto bene, sono immerso in un'atmosfera di luce e di pace: ho incontrato tutta questa schiera di parenti e amici, che mi hanno accolto con tanta gioia tra di loro e mi hanno messo subito a mio aggio. Vivo in un luogo pieno di amore e di una luce così dolce e piena di vita, che nessuno in terra mai potrà immaginare.
Fango e polvere ho lasciato e sono stato rivestito di un corpo totalmente nuovo.
Sono felice".
Tentai di alzare le mie cadute braccia, per abbracciarlo, ma egli mi sorrise e si svincolò dolcemente,scomparve, mentre io caddi nel buio davanti alla porta del mio studio, solo ma consolato.
Mi svegliai con il corpo intorpidito e madido di sudore.
Che sogno o forse che visione!
Non mi è più capitato fino ad oggi.

A FILIPPO 1976

Sull'arida sabbia
bianca riluce
una concglia
al forte sole
del meriggio:
storia inerte
di una vita che fu!
Incespica il bimbo mio
con le manine tese
corre verso la sua mamma.
Rovina a terra,
nel suo pugno stringe
la bianca conchiglia.

domenica, maggio 23, 2010

La poesia di Marianna

Sono uno stolto.
A volte non riesco a percepire la dolce poesia di Marianna.
Spesso l'accuso di essere terra terra, a grandissimo torto!
Mi capita spesso, però, di avvertire attorno a me,accanto a me ed anche dentro di me la poesia di Marianna.
La sua poesia non è complicata, ma dolce e delicata, fatta di mille cose concrete, mille azioni pieni di poetico affetto.
Sostanzialemnte di carattere allegro e curioso, non ama filosofare e poetare, ama la vita così com'è, senza complicazioni ed infingimenti, nel suo reale svolgersi, senza voli pindarici, ma nella sua concretezza: concreto sono io, a cui dedica gran parte della sua vita:
Sento il suo amore ed il mio spirito si rallegra, anche se io non riesco molte volte a svelarle i miei sentimenti.
Anche quando glieli svelo,sono complicati, talora amari, talora dolci,talora pieni di amore e di attenzione, talora indifferenti....
Marianna, però, pur nel momentaneo sbigottimento e turbamento, continua a pensare bene.
Anch'io nel mio modo contraddittorio di esprimermi gliene voglio tanto e l'apprezzo ed amo per quello che è e per quello che fa.
La poesia di Marianna è fatta di cose concrete.
Casa pulita ed ordinata, marito e figli sempre in ordine, senza eccessi, splendida arte della cucina, fatta di cose semplici, sempre gustosa.
Armonia di sentimenti con tutti noi, marito, figli e nipoti:
Profondo senso religioso della vita, anche quando la sorte si è mostrata avara e terribile.
Nonostante grandemente colpita da un gravissimo lutto,con la scomparsa di Filippo, ha conservato una tenerezza inimmaginabile verso di lui.
Dopo di essere riemersa dal profondo dello sheol, dov'era caduta, considera Filippo come il suo prediletto ancora presente e spesso la senti esclamare: "questo è di Filippo, questo piace a Filippo, questo lo ha fatto Filippo....!"
La sua poesia ed il suo sentire sono ispirati dalla Musa "Concretezza"!
Dolce sentire, che merita rispetto e ammirazione.
Io ne son contento e grato.

martedì, maggio 18, 2010

IL MIO DNA MORGETA

Il mio DNA è assai complesso,
ab immemore a me trasmesso:
Chissà da quali lontani luoghi
i miei geni sono arrivati?
Spesso penso e m'interrogo.
Ho,però, dentro di me la certezza,
che nel mio corpo vivono insieme
i geni del morgeta, dell'elimo,
del siculo e del sicano,
del fenicio, dell'egizio
o del punico o dell'africano.
Di sicuro c'è dentro
il gene del dotto greco
e del conquistator romano,
del bello etiope,del libico
e del meticcio ispano.
Anche lo svevo son certo
e il lombardo, il francese,
il tedesco e l'americano,
hanno avuto la loro parte,
forse anche il medio o lontano
uom d' oriente dal volto
giallo od olivastro
ed a mandorla gli occhietti.
Sangue misto è il mio,
sangue di gente quì arrivata
dai quattro punti cardinali
con volto pacifico o feroce.
C'è in me la paura del Morgeta,
dell'Elimo, del Siculo e Sicano,
che a ondate ha visto sbarcar
gli invasori da ogni angolo di mar.
C'è in me la forza del terrore,
un disperato coraggio
misto alla forza del leone,
l'arroganza del mio progenitore,
che con violenza e con vigore
stuprò l'onesta Trinacria madre.
Sono frutto misto
di violenza e/o d'amore
che a soqquadro mise il mio soma
riempiendolo di un coacervo
di sangue e di misti geni.
Possiedo, dunque, e mio malgrado ,
un DNA assai complesso,
che il mio essere ho incettato
e che con il trascorrer del tempo
chissà come è mutato.
Fra tutti i geni spicca
quello dell'intellegenza
e della furbizia,
che da ogni attacco maligno
mi difende e salva,
che han saputo adattarsi
ad ogni evenienza e situazione.
Il mio Morgeta è ben radicato,
come un giungo si è piegato
e, passata dell'acqua la piena,
si è sempre dritto e forte rialzato.

giovedì, maggio 13, 2010

A Corradino appena nato

Imprescrutabili, Dio,
sono i Tuoi disegni
se ancora ti degni
di me curati
e di donarmi ancor
altra discendenza.
Hai voluto relizzare
altro progetto d'amore,
la vita mia ripagare
ch'è sì piena
di pene e di dolore.
Ho confidato in Te
e non son rimasto
mai deluso.
La Tua benevolenza
ed il Tuo amore,
hai oggi mostrato,
donando a Lucia mia
una nuova creatura,
un tenero germoglio
del suo amore.
T'arrida la vita,
Corradino mio,
con l'aiuto del buon Dio
possa guardar sereno
i colori dell'arcobaleno
della nuova esistenza
or ora accesa
come splendida aurora
di un sol
che mai più si spegnerà.

02/09/1998

Piccola dolce Sofia!

L'annunzio del tuo arrivo
tremar mi fece il cuore,
ma la luce della fè
mi soccorse
e speranza ed amore
prevalsero sul timore.
Or sei qui, piccola mia,
il tuo nome è Sofia!
Riverbero della Sapienza
fin dall'eternità
da Dio amata,
raggio d'aurora,
che illumina del cuore
le tenebrose ansie.
Ti benedica Iddio,
ti benedico anch'io.
Insieme eleviamo a Lui una lode,
perchè bene ha fatto tutte le cose.
Radiosa sarà la tua vita,
come splendido meriggio,
se a Lui appoggerai sapientemente
gli augurali lunghi giorni tuoi.
Ben venuta, piccola dolce Sofia!
16/01/2000

Alza la pietra....!

Poggia l'orecchio sulla pietra,
ascoltala con attenzione.
Sentirai una dolce melodia
e dell'amore il canto sublime,
che dalla terra s'eleva
umile e forte al cielo.
Udrai la sua voce cantare
melodiosi e dolci inni di goia
al suo Creatore.
Spaccala e sentirai pulsare
forte forte un cuore
e lo sentirai batter
con dolci ritmi d'amore.
Alzala e vi troverai Dio.

domenica, aprile 11, 2010

Senti che storia!

  • Senti questa storia.

Una storia inconcepibile, sconvolgente, stupefacente!
Mai e da nessuno ho sentito dire che un dio sia morto ucciso da mani di uomo!
Nessuna storia, racconto o memoria delle religioni riporta un fatto del genere:
un dio si sia potuto sottometere all'uomo fino a tal punto da giocarsi la vita e di perderla!
E, ancora....
Hai mai sentito dire che un essere qualunque ed, in particolare, un uomo sia tornato dalla tomba?
Io no!

Non ho visto mai nulla di simile, nella mia pur breve esistenza e non ho mai sentito una notizia di tal genere, a parte questa storia icredibile.
Eppure....
E' una stotia che si tramanda da circa duemila anni, che ha attraversato secoli e generazioni di uomini, anch'essi tutti morti.
E' stata raccontata anche a me talora a spezzoni e talora tutta da cima a fondo., attinta da quattro libri antichissimi e da un libretto di avventure riguardanti alcuni uomini amici di un uomo, che ha sbalordito tanti.




Un gruppetto ci ha creduto ed ha dato la vita per testimoniarla, altri non hanno creduto e si son fatti beffe di una simile storia..




E' una notizia che ha dell'inverosimile.




E' un mattino presto di una primavera dell'era romana ( forse dell'anno 787-788?!), un'alba appena accennata senza ancora luce, in molta penombra.
Tanta gente, che era arrivata a Gerusalemme per la festa di Pasqua, cominciava a muoversi e ad animare le strade.
Era quello il giorno dopo il 14 di Nisan, in Gerusalemme.
Nel cerchio dei sonnacchiosi ed infelici amici di Gesù il Nazareno, si diffuse una notizia eclatante, ridondante, di quelle che fanno drizzare i peli, che fanno sincopare e schiattare il cuore e la mente.
"Gesù è risorto! ...", grida Maria di Màgdala ai seguaci del Nazareno, che erano storditi, in lutto e in pianto, affannata per la corsa che aveva fatto.
"Incredibile!"
"Non è possibile".
"Maria è impazzita!" dicevano l'un all'altro.
"Tu vaneggi, Maria, ti ha dato di volta il cervello", dicono in coro inquieti e sconvolti.
"Gesù è stato seppellito da noi e sappiamo dove è il sepolcro."
"Vi dico che Gesù non è più nel sepolcro", ribatte Maria, "la pietra è stata rotolata ed il suo corpo non è più lì. Egli mi si è presentato. Mentre guardavo all'interno del sepolcro vuoto, nella penombra... non lo ho riconosciuto; mi ha chiamata per nome: Maria!, così mi chiamo! Io mi son voltata e l'ho visto. Al sentire la voce, che mi era familiare, anch'io, mi sono scossa, mi sono venuti i brividi ed un forte batticuore ed esclamai: Rabbunì, Maestro del mio cuore! dissi e mi chinai per abbracciargli i piedi; ma Gesù mi ha fermata e mi ha detto": "...non mi toccare, perchè non sono ancora salito al Padre! Va' ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno. Detto questo è scomparso ai miei occhi ".
"Anch'io sono rimasta interdetta, sbalordita, shockata, tremante ed a bocca aperta", continuò inarrestabile Naria.
"Vi dico, però, che ho visto il Signore!".




Detto questo, come se avesse fatto uno sforzo insopportabile, cadde pesantemente su uno sgabello e curvò il capo, come intontita.
"Non ti possiamo credere. Non ci turbare, Maria, con queste tue stranezze!" protestano i suoi amici.
"Sappiamo che sei molto affezionata a Gesù e forse per questo sei isterica e vaneggi" disse uno di loro.
"Gesù è da tre giorni nel sepolcro, ormai ha avuto inizio l'inarrestabile processo di decomposizione e di putrefazione" disse Matteo.
"Il sepolcro è stato sigillato dai capi dei sacerdoti e dai farisei ed è guardato a vista dalle guardie mandate dal Sinedrio. Come puoi dire che il sepolcro è aperto e vuoto? Cosa farfugli? Tu ci vieni a raccontare cose incredibili ed eventi insensati" aggiunse , con tono interdetto, Giovanni, che era stato sempre presente in tali occasioni.
"Non abbiamo mai sentito che un morto sia tornato dalla tomba!" , osservò Tommaso, uomo molto concreto e terra terra.
"Lasciaci in pace e nel nostro lutto e pianto, Maria!" con voce di pianto disse Pietro.
I seguaci di Gesù non credono.




C'Erano nella stanza anche Maria, madre di Giacomo e Salomè, moglie di Cusa,(?) ed altre donne , che rimasero molto turbate da quel racconto. ma il loro cuore,però solifarizzò con il racconto che Maria di Mgdala aveva appena finito e cominciarono a porle domande,alle quali diede risposte confuse.




Fecero conciliabolo tra di loro e decisero di recarsi insieme al sepolcro.




Con il dubbio nel cuore, per non tornare indietro, presero gli oli aromatici per l'imbalsamazione, che la sera della vigilia della Pasqua avevano acquistato e si diressero a passo svelto verso il sepolcro, dove il Mestro era stato sepolto da Giuseppe d'Arimatea, sotto il loro vigile sguardo e con il loro aiuto.




Il sole era spuntato e le donne arrivarono speditamente sul posto.




La grossa macina di pietra era stata rotolata ed il sepolcro era così come l'aveva descritto Maria di Magdala.




Le donne si abbracciarono tra di loro, cariche di dolore, con una grande pena nel cuore lacrimavano silenziosamente. Mentre si attardavano avanti al sepolcro vuoto, un uomo dall'aspetto del Maestro, con mani e piedi trapassate ed il costato ancora aperto, si fece avanti e sorridente disse loro: " salute.... così come ho già detto a Maria, dico anche a tutte voi: non abbiate paura, dite ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno!" pronunziate queste parole scomparve dai loro occhi attoniti e sbalorditi.




Anch'esse, insieme a Maria di Magdala, tornarone piene di gioa nella stanza dove erano riuniti i loro amici, che trovarono agitati e perplessi.




Narrarono concitatamente quel che avevano visto ed era accaduto.




Pietro più di ogni altro si inquieta. Giovanni ha un sussulto nel cuore.
Giovanni guarda Pietro. Questi era un uomo fatto, serio e provato. Era scosso fortemente dagli avvenimenti dei giorni passati, affltto per avere rinnegato il suo Maestro e Signore e per avere assistito, sia pure a debita distanza, per paura di essere coinvolto, alla sua atroce morte. Aveva il cuore a pezzi e gli occhi arrossati ed infossati. Pietro solleva istintivamente lo sguardo e incontra quello del suo amico, Giovanni, giovane limpido, sereno e sincero, anche se molto rattristato e smarrito. Scatta una silenziosa intesa. Senza scambiare alcuna parola, i due, lasciato il luogo, nel quale si trovavano riuniti insieme quasi tutti altri apostoli ed alcuni discepoli, escono e corrono.... corrono...corrono verso il luogo dove era stato sepolto Gesù tre giorni prima.
Giovanni è più giovane, corre più velocemente ed arriva al sepolcro,si china, guarda dentro il sepolcro, ma non entra, aspetta che arrivi Pietro, che gli ha corso dietro un pò affannato.
Il corpo di Gesù, come aveva riferito Maria di Magdala, non è più lì.
Le bende sono sparse per terra ed il sudario è piegato e posto di lato.
I due si guardano in faccia esterrefatti. Sono presi da un forte panico e da una profonda delusione, costernazione e tristezza.
Che spettacolo! Che desolazione! Che smarrimento!
Non riescono a credere ai loro occhi.
Ambedue sono tormentati dallo stesso pensiero.
Poco prima alcuni uomini della guardia del Sinedrio avevano fatto affliggere i capi dei sacerdoti ed i farisei all'annunzio che colui che avevano fatto crocifiggere e che era stato sepolto, non era più nel sepolcro, che due giorni prima avevano sigillato e davanti al quale li avevano lasciati a guardia.
"E' un'impostura grande!" avevano esclamano in coro.
"Chi ha potuto fare un simile scherzo?"
Frattanto, scoraggiati, dopo aver dato uno sguardo attorno, i due discepoli, Simone (detto Pietro) e Giovanni, mogi mogi ritornano sui loro passi e lentamente si allontanano dal sepolcro.
Mentre i due discepoli di Gesù camminavano verso il luogo della riunione dei loro amici, altri uomini delle guardie sinedrite, alcuni dei quali si erano già recati in città, raggiungendo i loro commilitoni, stavano riferendo ai loro capi l'abbagliante avvenimento, che li aveva storditi ed imbambolati nell'ultima parte della notte: "mentre stanchi eravamo in dormiveglia, c'è stato un gran tremore della terra", dicono d'un fiato, "ed un essere dal volto di lampo ha rotolato la pietra e vi si è seduto sopra e noi siamo rimasti abbagliati, esterrefatti, tremanti....atterriti a morte. Dentro il sepolcro c'era una grande luce, ma il corpo del crocifisso non c'era più", aggiunsero gli uomini.
I capi dei sacerdoti, dopo averli ammoniti e ripresi per il loro assopimento, li rimproverarono e li minacciarono di ritorsione per la mancata consegna, ed offrirono ( cos' come avevano fatto qualche giorno prima con Giuda, che si era proposto di consegare il Nazareno!) una forte somma di danaro perchè essi, mentendo, affermassero che vi era stata un'irruzione dei suoi discepoli sul luogo del sepolcro, i quali, rotolata la pietra, avevano portato via il corpo del loro Rabbì.
Tale diceria venne propalata in Gerusalemme, provocando un grande mormorio, scandalo e confusione.




Avvenne come avviene anche oggi quando i giornalisti fanno uno scoop, un così detto "colpaccio" e danno in pasto a milioni di persone una notizia sensazionale, sia vera o no non importa.
I seguaci di Gesù si erano rintanati in una casa e lì stavano chiusi per paura di essere anch'essi arrestati dalle guardie del Sinedrio.
Lì tornarono Pietro e Giovanni, raccontando per filo e per segno agli altri seguaci di Gesù gli ultimi avvenimenti.
Due di loro, che erano originari ed abitavano ad Emmaus, distante pochi chilometri da Gerusalemme, pensarono bene di tornare alle loro case e, usciti da Gerusalemme di soppiatto, si incamminarono verso il loro villaggio.
Era il tardo pomeriggio e, mentre essi camminavano appaiati, un uomo si affiancò a loro e, salutatili, con il saluto d'uso: shalom! si mise in cammino insiene a loro, mentre essi parlavano degli avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalermme, commentandoli.
Quei discorsi erano tristi e truculenti! Storie di tradimenti e di abbandoni, di uccisione in croce del loro maestro.
"Di che cosa discutete?" chiese retoricamente l'uomo che si era affiancato a loro.
"Non sai tu che cosa è accaduto a Gerusalemme?" Uno di loro rispose, "Gesù il Nazareno, il predicatore, che aveva fatto tanti miracoli e portenti, è stato inchiodato e appeso ad una croce ed è morto. Noi, suoi amici, dopo averlo seppellito, abbiamo abbandonato ogni idea di restaurazione del regno di Israele. Son trascorsi già tre giorni da questi fatti e nulla è accaduto di nuovo. Per paura di essere coinvolti anche noi , ci siamo dissociati e stiamo tornando alle nostre case. Alcune delle donne, che seguivano Gesù il Nazareno, forse per una forma di isteria, ci hanno fatto tremare i polsi, affermando di aver trovato il sepolcro con la pietra arrotolata e ci hanno riferito che il corpo del Nazareno non era più lì.
Cleopa aggiunse: " ..alcuni dei nostri, accorsi sul luogo della sepoltura, hanno confermato la circostanza riferita da Maria di Magdala e da alcune altre donne, che insieme ad essa erano tornati sul luogo della sepoltura."
L'uomo, che si accompagnava ai due, disse tra sè e, comunque, con voce abbastanza chiara, tanto da farsi sentire dai due: "Tardi nel capire e smemorati!"
E cominciò Lui a parlare lentamente delle scritture ebraiche e di quello che le scritture dicevano del Messia.


2^Parte




Che storia!
Che storia, non posso che esclamare anch'io...
Che pagina drammatica e mirabolante della storia dell'umanità.
Provo confusione nella mia mente e fremiti nel mio cuore.
Neanch'io ho capito niente di quanto è accaduto a Gerusalemme, così come è accaduto ai due discepoli, che camminavano, delusi, recandosi nelle loro case ad Emmaus.
Mi fermo anch'io un pò per prendere fiato e riprendermi, sono mostruosamente scettico, ancor di più, stupefatto e incredulo di fronte alle notizie che ci hanno trasmesso queste persone e trascrite in alcune pergamenne, che hanno chiamato Vangeli, atti degli apostoli, lettere....
Incredibile...veramente incredibile il racconto della Maddalena e delle donne!
Avevano ben ragione Cleopa ed il suo amico a non credere a quell'annunzio inverosimile di Maria di Magdala, che aveva dei trascorsi di donna "famosa" e svampita.
L'unica notizia vera era quella che il corpo del Nazareno era sparito dal sepolcro aperto, dal cui imbocco era stata rimossa la pietra, che lo sigillava.
Mentre l'altra notizia fornita dalla Maddalena, che proclamava con forza: "Gesù è risorto, è veramente risorto ed io l'ho visto," era semplicemente sconvolgente ed inverosimile!
..."Non l'ho potuto toccare, afferma, perchè me lo ha proibito! Ma io l'ho visto, vi dico che l'ho visto!"
Affermazioni di persona che vaneggia, inveromili e, comunque, sfornita di un minimo di prova.
Tant'è che neanche i suoi amici, i cosidetti apostoli e discepoli del morto, la credevano e, scocciati dalla sua insistenza, la contestavano con forza.




Ma ad essa, dopo, si erano aggiunte le altre donne.




Che dire?
Alcuni di essi,scoraggiati da tutti quegli incomprensibili avvenimenti si erano dissociati e tornavano ai loro affari ed alle loro case.
Frattanto i tre personaggi, che abbiamo lasciato lungo la strada, proseguivano il cammino verso Emmaus e lo sconosciuto continuava a parlare loro con autorevolezza e con parole di rimprovero, citando passi su passi del Pentateuco, dei Profeti ed altri delle sacre scritture ebraiche,che si riferivano al Messia.
Questo passo del Vangelo, che si riferisce a Maria di Magdala, scritto da Luca, che la tradizione ci presenta come medico e un uomo colto, in certo modo, è enigmatico e mi ha posto sempre l'interrogativo: ma cosa hanno detto Mosè, i Profeti e le Scritture del Messia del quale parlava l'interlocutore dei due di Emmaus? Quale interpretazione dava lo sconosciuto ai due amici, che con lui avanzavano sulla strada, in riferimento ai passi delle scritture che, si riferivano al Messia?
Credo sia una sfida gettata dallo scrittore per suscitare nel cuore e nelle intelligenze degli uomini uno sprone per una ricerca personale sui fatti e per farsi carico di andare a riscontrare nelle scritture ebraiche ciò che si diceva di questa misteriosa figura.
Del resto anche Luca dà una spiegazione delle ragioni della sua redazione di un Vangelo e di fatti che si erano svolti tra i seguaci di Gesù, ancorando la narrazione di essi su testimoni oculari, auricolari, affermando di essersi applicato a conoscere, con ordine, tutto esattamente sin dall'origine.-
Val la pena provarci e sento anch'io una spinta profonda a cimentarmi in questa ricerca, anche se fin da ora credo di poter dire che mi sembra un lavoro improbo e comunque pesante e non si sa con quali risultati.
Io so che tanti hanno tentato di scoprire e comprendere la figura del Messia e so anche che gli Ebrei sono ancora in attesa del "loro" Messia, non riconoscendo al Nazareno la messianicità, classificandolo, tutt'al più, come un profeta.
La stessa cosa affermerà sette secoli dopo anche Maometto.
Debbo anch'io riconoscere che questa storia del Messia (tradotta in greco Cristos- in italiano Cristo) e sinceramente estremamente complicata sia per la inverisimiglianza del fatto della resurrezione (nessuno mai è tornato dalla tomba), sia perchè i suoi seguaci hanno tramandato a noi, lontani millenni dallo svolgimento dei fatti, tutte le loro icredulità, tutte le speranze deluse e tutte le riserve su quello che è accaduto al Nazareno, rifiutato,rinnegato, tradito, condannato e ucciso in croce, con una ingiusta condanna, nonostante la manifestazione della sua potenza in parole ed opere, ed il potere esercitato sulla morte e su Satana ed i suoi accoliti..
Lo conferma lo stesso Pilato, infati, ai giudei incattiviti e minacciosi: ... "in vostra presenza ho istruito la causa e non ho trovato in quest'uomo nessuna colpa nè motivo di condanna. Anzi neppure Erode, perchè egli lo ha rimandato a noi. Insomma non ha fatto nulla che meriti la morte!" come ci riferiscono Giovanni- testimone dei fatti e Luca, discepolo intellettuale che ha raccolto tante notizie storiche e narrazioni fattegli da testimoni oculari).
Eppure, nonostante l'epilogo tragico del Mestro, alcune donne, amiche del Nazareno, avevano sostenuto di averlo visto e di averlo toccato, dopo avere trovato il sepolcro vuoto.
Forse attraverso questo lavoro gravoso e in certo modo sconvolgente potrà essermi svelato il mistero di quest'Essere, che conosco attraverso la testimonianza di altri e con il quale, però, ho avuto poca dimestichezza, anche se grande e profondo è stato il desiderio di conoscerlo e di credere ai fatti su di Lui da altri narrati.
Ci riuscirò a vedere concretizzato questo mio desiderio?
Forse si, forse no.
Ma io ci tento.

3^ parte

Donde viene quest'Essere misterioso, eppure vero e storico?
Checchè ne dicano alcune ricerche negative, il dato di fatto storicamente rilevante è che Gesù di Nazaret è una persona, che è veremante esistita, che veramente ha vissuto al tempo degli imperatori di Roma Cesare Augusto e Tiberio Cesare, del governatore romano della Palestina Ponzio Pilato,di Erode Antipa,tetrarca della Galilea e di Caifa, sommo sacerdote del Tempio di Gerusalemme.
Egli ha veramente ha calpestato il suolo della Palesstina (Galilea, Samaria, Giudea, Decapoli ecc.), che veramente è stato un predicatore del Regno di Dio per circa tre anni, che veramente è stato messo a morte per crocifissione, su istigazione dei capi di Giuda, che veramente è morto crocifisso e deposto dentro una tomba.
Tutto questo trova fondamento su fonti storiche, non solo bibliche, ma anche laiche, archeologiche, che altri hanno scoperto e studiato, raccogliendo coscienziosamente tutte le notizie. che sono state riferite al Nazareno, direttamente o indirettamente e che hanno accertato e testificato essere notizie consistenti, vere, reali e storiche.
Io non sono uno studioso nè di religioni, nè di fatti storici e neanche di fatti mitologici, ma sono un accanito lettore di ricerche fatte da altri con passione e, in base ad esse, anch'io mi sono cimentato a scrivere qualche osservazione sul Nazareno più volte e in più occasioni.
Non ho avuto la fortuna di veder pubblicato un mio manoscritto, perchè, come mi scrisse un lettore-critico di una Casa editrice,alla quale avevo inviato il manoscritto, che, pur avendo il libro pagine pregevoli e liriche, di simili ce n'erano una colluvie e la sua pubblicazione non avrebbe avuto fortunana nè economica nè letteraria!
Altre due Editrici, una laica ed una cattolica, mi restituirono il manoscritto con una laconica lettera: non pubblichiamo di queste cose!
Presi il manoscritto e lo conservai in mezzo a mille mie altre cianfrusaglie e da allora non sono più riuscito a ritrovarlo. ne ho perduto la memoria.
Ancora lo ricerco con passione, senza risultato.
Il Manoscritto titolava: I.N.R.I. Lo Scandalo, sovrastante su un volto dolente, che mia figlia Lucia Maria, brava pittrice, mi aveva disegnato con tratti sicuri.
Ricordo bene la ragione che mi spinse a studiare la persona di Gesù e a scrivere di Lui.
Lo scandalo che io provavo era simile a quello degli Ebrei e derivava dall'osservazione umanissima che alcuni fatti ed alcune circostanze riferite su Gesù,fondate sulle Sacre Scritture, che tendevano ad accreditare la convinzione che Gesù era Eloim-Javè, il Figlio del Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe!
Il discendente di David re dei Giudei.
Inaudito! per tutti gli Ebrei credenti ed anche per me, pagano miscredente.
Non era asolutamente possibile che un Dio, come l'Eloim-Jahvè degli Ebrei, potesse abbassarsi così tanto da farsi uomo!
Di più.
Non era affatto immaginabile che quel Dio potesse essere considerato il più basso tra gli uomini, di condizione al di sotto dei servi, schiavo, senza alcun diritto alla vita, tanto che i Giudei gliela tolsero con la più feroce e la più obbrobriosa delle morti.
Egli, il Fiflio di Dio, che era stato riconosciuto innocente, morì su una croce, il patibolo per gli schiavi e i ribelli.
Questo fatto non solo non mi convinceva, ma non poteva essere accettato nè dalla mia intelligenza, nè dalle ragioni del mio cuore.


Non ho mai letto nè sentito che un re potente ovvero il più potente degli uomini sulla terra abbia mai pensato o realizzato un progetto simile: prendere il figlio, unigenito ed unico suo figlio e consegnarlo ai suoi nemici perchè facessero di lui quel che ritenevano, a loro piacimento e che consentisse, senza intervenire con i suoi eserciti e la sua più scelta polizia, anche nel momento e nelle circostanze che suoi nemici minacciassero ed attuassero il disegno di uccidere l'unico suo erede!


Al contrario ho visto ed ho letto storie di re e potenti che, per difendere un lembo di terra o un loro suddito o la loro dinastia o qualche altra "roba" del genere, ha promosso guerre ed uccisioni anche di moltitudini o ha sgangiato bombe distruttrici, anche atomiche!


Che Dio strano, quello in cui credo!?
Un fatto, dunque, questo, senza precedenti nè nella storia nè nella mitologia.
E, dunque, o tu sei un allocco e credi a quello che ti dicono senza discuterne ovvero se guardi i fatti con la tua ragione resti esterrefatto e stupito di una così inverosimile ed assurda notizia tramandata da oltre duemila anni.
Ritengo che anche tu che leggi avrai provato questi stessi miei sentimenti.
Ma io sono testardo e difficile a contentarmi e vorrei, prima di sparire dalla faccia della terra, vederci chiaro.
Voglio subito dire che io credo in Gesù di Nazaret, ma la mia fede ha un fondamento oltre che fideistico anche razionale, anzi oltre che razionale anche di fede.
Voglio continuare ad indagare per trovare risposta ai miei interrogativi, avvalendomi delle innumerevoli testimonianze scritte e orali tramandateci e delle scoperte storiche, archeologiche , letterarie e di ogni altro genere fatte anche nei tempi moderni.


4^ Parte

E' vero che le Scritture ebraiche parlano di Lui, Gesù di Nazaret?
Vediamolo.
L'uomo ha immaginato ed elaborato nel corso dei millenni, anche sulla base di illuminazioni e/o rivelazioni, che Dio è energia vitale e luce pura.
Nessuno lo può avvicinare o guardare seza morire.
E' energia che emana e crea energia e, per sua esclusiva virtù ed intrinseco potere, sprigiona l'energia in vari modi ed in varie quantità e forme vitali e/o mortali, a suo esclusivo piacimento e secondo il suo volere e la sua intelligenza ovvero intelletto.
Da questa sua intrinseca sostanza energetica , Eloim-Iahvè sprigionala la luce, che irradia l'universo caotico e immerso nelle tenebre, dandogli vita e movimento.
In un luogo ben preciso dell'universo irradiò e proiettò il suo pensiero e accese la vita nel tempo.
Da un big bang esplosivo vennero proiettate in un luogo ed in un tempo miriadi e miriadi di luminosi corpi celesti e miriadi e miriadi di corpi opachi, ai quali impresse un movimento vertiginoso dall' est all'ovest, con un moto rotatorio in senso orario e secondo posizioni tra di loro non contraddittorie e collidenti.
Io non sono uno scienziato,nè voglio parlare come gli scienziati, che hanno perduto la vista e la vita nell'osservazione siderea e dei fenomeni connessi, come la scoperta di regole e forze delle cose createo nate da questo big bang, ma anch'io mi stupisco ed il pensiero si confonde nell'osservazione del cieli nelle limpide notti della mia terra.
L'uomo o gruppi di uomini guardano e possono scoprire con la loro intelligenza qualche nuova galassia, possono, come è avvenuto, mandare uomini e sonde su altri pianeti, possono calcolare le calorie del sole e contare i giri dei pianeti e delle stesse stelle, ma il loro sguardo si ferma e arresta esterrefatto dall'immensità impressionante ed imprescrutabili degli spazi.
Scoprirà, forse con più o meno approssimazione o precisione, qualche legge o regola che regge l'esistente, ma il suo cervello si ferma ed entra in tilt nel momento in cui si scontra con il pensiero che esprime ed interroga così: Chi sono, donde vengo, dove vado, chi e come mi ha portato in questo luogo ed in questo tempo,dove mi trovo?
Chi ha fatto tutto questo , che vedo e ammiro, me compreso?
Quale grandezza, altezza, profondità, larghezza, consistenza misurabili ha questo Essere (se esiste), che ha fatto spazi infiniti,sicuramente un numero sconosciuto di galassie, grandi lumi nel cielo,oggetti opachi che solcano l'oscuro universo?
Può la materia, con la quale son fatto anch'io. aver potuto trovare nei secoli dei secoli, nei millenni e nell'eterno scorrere del tempo, una forza intrinseca da poter modellare tutti gli aspetti della vita visibile dai miei occhi e comunque da essi percepibile?
Riconosco,in verità, che la materia, che forma ogni cosa visibile e controllabile da parte dell'uomo, è inerte e senza spirito, scomponibile, deperibile, corruttibile e non ha in sè alcuna possibilità di crearsi o ricrearsi e/o di creare altro fuori di sè.
Al contrario la matera è retta da regole, che le vengono dall'esterno ed in particolare quella della sua aggregazione e conservazione, quella delle Forze che la compongono e sostengono (elettromagnetiche. gravitazionali, quelle deboli e quelle forti e QDC, i fenomeni virtuali ed altre forze ancora da conoscersi e da scoprire, che gli scenziati stanno studiando e sottoponendo a verifica).
Questo è il grande merito della Scienza, che sempre più si perfeziona e si evolve con l'uso dell'intelligenza umana, che approfondisce lo studio, corroborato dall'esperienza, di tutte le regole, alle quali obbediscono le cose immanenti. quelle che vediamo tocchiamo ed anche quelle trascendenti, che non vediamo e non tocchiamo.
E, quindi, mi domando:
E' forse vero che esiste una Energia fuori di me, fuori dalla materia inerte e passibile,senza vita, che sprigiona vita, crea e pone regole?
Mi interrogo e provo confusione, mi inebetisco e vado fuori di testa, anche se debbo constatare come l'uomo con il suo intelle
tto e la sua facoltà di intuizione ha fatto enormi passi da gigante nella ricerca scientifica, arrivando anche a dimostrare che non c'è e non puo esserci contraddizione tra la vera scienza e le intuizioni rivelatrici, che provengono dalle osservazioni e dalle prospettazioni rivelatrici della Fede (possono coesistere insieme la logica della Scienza e quella della Fede, che non possono entrare in collisione, ne sono sono in contraddizione, ma sono complementari e si completano dando un senso all'uomo sulla sua vita personale e sui suoi rapporti con tutti gli altri enti esistenti).
Eppure sono qui, con sotto le mie mani un aggeggio (computer) con il quale scrivo, comunico e ricevo miliardi e miliardi di informazioni.
Eppure è vero che, se voglio e se so usare tale aggeggio (reso vivo dal flusso di energia che la natura, questa che tocco e vedo, sprigiona e con la quale lo alimenta), posso comunicare comodamente dal mio studio, teoricamente e praticamente, nello spazio e nel tempo, anche da dove sto pensando, scrivendo e trasmettendo notizie, con tutti gli essere miei pari!
Questo luogo, che abito e che fa parte di questo immenso universo sempre in movimento, ricco di una miriade di picoli esseri viventi di ogni genere e specie, esiste, lo calpesto, lo percorro e con i miei piccoli mezzi lo scopro e ne vedo ogni caratteristica rappresentabile ai miei occhi.
Ho scoperto che è solo l'apparenza di mille altre cose invisibili ricchi di immense energie, che lo rendono sempre vivo e dinamico.


Ho intuito che esiste una regola impressa nel creato e nelle creature: l'evoluzione.


Evoluzione nel senso che tutti gli esseri terrestri e la stessa terra è investita dalla regola della progressione.


L'essere che non progredisce, muore.


L'energia emanata regredente, viene riassorbita dall'unica energia, che è sempre attuale e vivente.
E' la mia terra, o meglio ancora quel luogo in cui son caduto, gettatovi dall'utero aperto di mia madre, che qualche tempo prima aveva vissuto o barattato un momento di amore con mio padre.
Questo luogo, che tutti chiamiamo Terra, è la radiazione di una grande Energia vitale, che viaggia ad altissima velocità verso luoghi ignoti, eppure essa è esistente, visibile, tangibile e ricca di energia vitale emanata o trasmessa.
Tra i tanti luoghi, che noi, fino ad oggi, conosciamo, anche fuori della nostra Terra, solo questo, allo stato delle conoscenze, ha la ricchezza della vita animale, vegetale e minerale, vita che vive in cielo, in terra e nell'acqua (o anfibia) ed in particolare quella dell'essere umano, fatto di materia e di energia vitale, che dura fino a quando è programmata e poi si spegne e ritorna pura energia, che non si confone mai con l'originaria energia, dopo essersi a sua volta propagata nel tempo e nello spazio, attraverso l'energia generativa.
L'uomo vive nel tempo, più o meno a lungo, ma sempre in un lasso di tenpo!
Chi mai ha potuto immaginare un tempo senza tempo e un luogo senza luogo?
Tutti gli esseri della terra siamo segnati dal tempo ed abbiamo un luogo dove veniamo alla luce, anche se non sappiamo, seppure l'intuiamo, dove ritorneremo alla fine del nostro tempo esistenziale assegnatoci.


Somigliamo tantissimo alle pile di Volta
Nessuno di noi può immaginare un tempo senza tempo, che gli uomini chiamiamo con una parola convenzionale: eternità, tempo senza inizio e senza fine.
Questo tempo senza tempo non appartiene all'uomo, nè agli esseri ed alle cose visibili, tangibili e misurabili.
Ogni essre vivente e vegetale viene "concepito", cioè viene irragiato dall'energia vivente, forse nasce (viene alla luce), forse vive un tempo più o meno lungo e sicuramente, dopo un certo momento, scompare, muore!
L'uomo non ha mai accettato questa sua situazione di caducità, di "effimerità".
Ha avuto aspirazioni strugenti ad una vita felice e duratura per sempre, che mai è riuscito ad avere e neppure a vivere.
Ha ricercato e ricerca tuttora l'elisir della vita, senza mai trovarlo.
Il suo spirito energetico, però, non demorde mai dalla ricerca.
Da questo sentimento di eternità, da questa illuminazione nasce nel suo cuore la vera Religione, il tentativo cioè di ri-legare la sua vita a qualcosa di consistente, ad una felicità persistente, ad un tempo infinito, all'eternità, in un luogo non-luogo.
Questo sentimento ha diversificato l'uomo da ogni altro essere vivente, lo ha fatto discettare accanitamente, lo ha elevato,lo ha riscattato dalla sua animalità e lo ha distinto dagli altri esseri, che vivono con lui sulla terra, con i quali non condivide questo senso profondo della vita ed, al contrario, sente radicata nella sua esistenza la nostalgia dell'eternità.
Questa nostalgia lo ha fatto sempre pensare, sognare e ricercare.
L'uomo ha immaginato e nei secoli l'uomo ancora ha avuto intuizioni, rivelazioni relativamente ad un Essere diverso da lui, anche se lo ha descritto con il suo linguaggio come un Essere a sè somigliante e da questo ha dedotto che tale Essere poteva essere personificato.
Questo invisibile, intangibile, sconosciuto Essere, che convenzionalmente chiamiamo Dio, pur essendo energia e luce pura, è stato dall'uomo "identificato" come Persona.
L'uomo può solo immaginarlo o tutt'al più può avere una sua intuizione, ma da sempre, però, ha ritenuto che non era possibile vederlo.
L'intoccabile Dio è stato personificato come l'energia pura, che sprigiona e dà energia vitale.
Il suo volto è pura luce e non è possibile guardarlo.
E' un fatto possibile, però, immaginarlo e dare di lui una sommaria descrizione.
L'Ebreo è l'unico popolo nell'antichità, che, su intuizione o rivelazione, come qualcuno ha scritto, del loro padre Abramo, ha dato un nome a quest'Essere, invisibile,intoccabile, chiamandolo: Eloim-Iahvè.
Gli altri popoli hanno proiettato nelle loro credenze il proprio essere, gli esseri potenti o insidiosi del medesimo uomo, idolizzandoli.
Solo recentemente ( tremila anni fa) il filone filosofico greco- romano ha affinato, nel tempo, la logica filosofica e scientifica ed ha tentato, con il proceimento logico filosofico-scientifico, di indicarne i "connotati", è pervenuto molto vicino alla descrizione della deità e dei suoi attributi, rappresentandolo come entità a se stante, autosufficiente, autoreferente, totalmente diverso dall'uomo.
Solo il popolo ebreo ha avuto, molti millenni prima, profonda intuizione ( o come qualcuno dice , rivelazione di un Essere, che denominato Eloim-Iahvè, ed ha raccolto su di Lui ogni notizia. che ha trovato nei contatti che ha avuto in millemmi con tutti i popoli medio-orientali ed africani.
E' riuscìto così a costruire una storia di quell'Essere,che gli Ebrei,incosciamente, hanno immaginato e descritto come un Essere uni-plurale.
Intuizione veramente eccezionale, ma inconsapevole e senza scientificità, fino ai tempi in cui apparse sulla terra un Essere storico ed enigmatico, chiamato Gesù il Nazareno.
E così, questo popolo ci ha tramandato e narrato sommariamente e con il misero linguaggio umano quella storia, che è contenuta negli antichi libri bibblici e nei vangeli.
A questa storia antica quel misterioso uomo, che si era affiancato a due amici di Emmaus nel loro viagio verso il loro villaggio, e che con grande rammarico si erano umanamente arresoi di fronte ai fatti tragici, che avevano riguardato il loro Rabbì, arrestato, processato, maltrattato ed ucciso per invidia dei Giudei e per mano di Pilato.


V PARTE


La Storia ebraica antica, alla quale si richiamava quel compagno avventizio di viaggio degli uomini di Emmaus, nelle spiegazioni delle scritture, sicuramente si è riferito al Pentateuco, che ci descrivono il Dio di Abramo, di Isacco, di Israele, come un Dio-Parola che crea cieli e terra, come Spirito che aleggia sulle acque.
Dio, energia-parola creatrice, flatus vocis che comanda al nulla di esistere in movimento ordinato.
Da questa sua sostanza, Eloim-Iahvè sprigiona la luce, che irrompe nell'universo caotico e immerso nelle tenebre.
Crea,ordina, mette tutto in movimento con il soffio della sua bocca, la sua Parola.
Tra le altre cosa che crea, Eloim-Iahvè, guarda il suo universo e scorge tra le sue galassie un luogo preciso dell'universo, sul quale proietta una sua irradiazione vitale.
Era, questo luogo (sul quale indirizzò l'energia vitale) la terra.
Tutti conosciamo, anche per sentito dire, la storia della terra e all'interno di essa quella di Adamo ed Eva, che le scritture ebraiche ci hanno tramandato.
Queste scritture andrò a scrutare, cosi come mi ero ripromesso.
Esse ci riferiscono che Eloim-Iahvè creò l'universo, con tutte le galassie e all'interno di esse anche il cosidetto sistema solare.
Accanto al sole pose a girare tanti pianeti e, attorno ad essi tanti satelliti.
Nel sistema solare, da una scomposizione sconvolgente e terrificante ( alcuno lo chiamano Big Bang!) ovvero creata dalla sua Parola, nacque anche un pianeta, attorno al quale pose a girare un piccolo oscuro satellite.
Il piccolo sistema terra, ancora incandescente, era deserto, brullo, sterile e senza vita.
Ad Eloim-Iahvè o a quell'Essere creatore, la terra sembrò un luogo idoneo ed adatto e pensò di renderlo un luogo bello e brulicante di vita.
Era ancora fumante del fuoco energetico con il quale era stata formato e Iahvè-Eloim pensò di raffreddarlo e permise che si formasse attorno ad essa un macro clima di notevole intensità, ricco di gas vitali di ogni genere, che gli uomini convenzionalmente chiamano atmosfera.
I gas si condensarono e si formarono masse liquide che si riversarono sul Pianeta sotto forma di fortissime piogge torrenziali.
Tanti liquidi pesanti vennero attratti dal Pianeta e scrosciarono sulla sua superficie fragorosamente, provocando lampi accecanti, fragorosi tuoni ed impressionanti terribili uragani.
Lo scontro tra il fuoco ed i liquidi creò attorno al pianeta una grande condensa nuvolosa e impetuosi venti.
La crosta del Pianeta divenne rugosa, cominciò a raffreddarsi, perdendo man mano energia, che si ritrasformò in nubi, venti, mari, laghi e montagne.
Si formò una crosta spessa di materie dure, al di sotto della quale scorrevano fiumi di altra materia incandescente e fiumi e laghi di liquidi di varia natura.
Si crearono così tutte le premesse perchè quel luogo potesse ricevere la presenza di quell'Essere e l'esistenza della vita.
Eloim-Iahvè era una Persona assai strana: sostanzialmente costiuito da una sola sostanza, ma nella forma assumeva l'aspetto di tre persone perfettamente identiche ed uguali tra di loro legati da un unico vincolo, che gli uomini, dopo la loro comparsa su tale Pianeta,hanno chiamato: Amore.
Vestigie di una così vaga descrizione di Iahvè-Eloim se ne trovano anche nella scoperta fatta dalla logica matematica, che in questi ultimi secoli ha approfondito lo studio del visibile e delle cose immanenti ed ha constatato, allo stato della ricerca, che anche la materia universale ed i mattoni che la costituiscono hanno una "dimensione" triforme:tre quark e tanti gluoni(che è una sorte di colla che unisce inscindibilmente i tre quark!)
Dio, infatti, non può essere diversamente descritto dall'uomo, che pur avendolo visto e conosciuto, nei tempi dei tempi, non ne ha conservato memoria.
Eloim-Iahvè ha lasciato qualche traccia di sè, lasciandosi intravedere dall'uomo, al quale aveva dato, rispetto a tutti gli altri esseri della terra, una capacità intuitiva notevole ed una capacità intellettiva di riconoscerne le tracce.
Egli non volle restare una Persona ignota e sconosciuta all'uomo, molte volte e in molti tempi si rivelò ad alcuni uomini scelti.
Eloim-Iahvè pose il pianeta alla giusta distanza del Sole, in modo che essa non fosse molto lontana da renderla troppo fredda, nè molto vicina per bruciarla con le sue radiazioni.
Sulla Terra, così come abbiamo detto venne chiamato il pianeta, c'era una varietà di luoghi freddi e meno freddi, caldi e meno caldi, che erano più o meno compatibili con quello che aveva pensato di fare.
Fece, così, tutto quello che noi ancora vediamo e tocchiamo ed ancora di più, molto di più, se si tiene conto di tutte le specie di erbe e arbusti odorosi e non , alberi da frutto e di bellezza raffinata,un'enorme varietà di uccelli del cielo, di pesci del mare, di animali striscianti, di animali bipedi e quadrupedi, eretti o proni, di animali amfibi ecc. ecc. che, per nostra disgrazia e privazione, l'uomo ovver gli elementi avversi della natura hanno fatto sparire dalla faccia della terra, deturpandola e rendendola più povera.
Dopo avere esegiti quest'opera, con il solo ausilio della sua Mente e con l'opera della sua Parola, Eloim-Iahvè,per ammirare compiaciuto e gioioso la sua meravigliosa opera archtettonica, scese dal cristallino opalescente cielo.
Mentre planava dolcemente e stava per toccare la Terra, intravide la sua immagine in un piccolo specchio di acqua, che riluceva di meravigliosi riflessi del suo cielo.
Erano indicibilmente dolci, amabili e belli i volti di quell'Essere e meritavano di essere ri-prodotti, e pensò di renderli visibili e toccabili.
Fu così che Eloim Iahvè pensò all'uomo.


VI PARTE

Raccontano i libri sacri degli ebrei che Colui, tra i tre, che sembrava il primus inter pares, consultò la Mens e la Parola, e disse : questo luogo, senza esseri viventi, spoglio, inabitabile e brumoso si trasformi in un paradiso e così avvenne.
Il paesaggio fu inondato di luce e vi fu alternanza di luce e tenebre, che dovevano servire agli esseri che avrebbero popolato la Terra.
Poi divise le acque del cielo da quelle della terra e frammise tra loro il firmamento.
Disse alle acque della Terra di ritirarsi e di lasciare asciugare in parte la terra, perchè potessero i loro piedi poggiare all'asciutto. Si alzarono immense onde, che ad un suo comando si ammansirono e si fecero più quete e la loro arroganza si infranse sulla spiaggia e sulle coste.La terra era circondata da oceani e mari e punteggiata di laghi e fiumi che scorrevano per ogni dove.
Poi con gesto ampio e armonioso sparse semi di ogni specie sulla terra ed essi
germogliarono e si alzarono verso il cielo rigogliosi e ciascuno crebbe e fece frutto a suo tempo secondo la propria specie.
Occorreva calore sulla Terra e allora pose a giusta distanza da quel luogo una luce splendende, che irragiava calore e luce nella giusta misura, e sprigionava energia vitale su ogni parte di essa.
Fissò altre lucine, che si illuminavano solo quando quella grande luce, che l'Essere chiamò Sole, si spegneva e si faceva buio e freddo sulla terra. tra di esse una spiccava per una singolaità: un tempo cresceva e diventava sempre più luminosa ed un tempo diminuiva e diventava sempre più piccola fino ad oscurarsi, per poi riprendere a ricrescere e ad annullarsi e questo con un moto perpetuo.
Guardò gli oceani, i mari, i laghi ed i corsi di acqua e vide che erano prive di vita. Plasmò con la terra ogni forma di pesce, con o senza squame e pinne, più o meno grandi, più o meno belli e mostruosi e li fece abirtare nelle acque più o meno profonde, permettendo loro di proliferare secondo la loro specie e forma.
Guardò il cielo e vide che era spoglio e ventoso. Raccolse i venti e formò con l'opera delle sue mani dalla terra esseri piccoli e grandi di ogni specie con ali e piume variegate e di ogni colore, che lanciò nell'aria, comandando loro di volare nell'aere e di moltiplicarsi e riempire con i loro giosi canti tutta la Terra.
Il mare brulicava di esseri viventi, il cielo era solcato da miriadi di giosi uccelli, e si accorse che la terra era priva di vita.
Plasmò ancora animali selvaggi, bestiame e rettili di ogni specie e riempì la terra di eneria vivente, che scorazzavano in ogni parte.
A tutti inoculcò un'energia vitale,che li univa tutti con un vincolo uguale a quello che stringeva tra di loro quell'essere triforme che li aveva plasmato e che aveva infuso nella loro esistenza un sentimento profondo di riconoscenza.
I tre Esseri diedero uno sguardo d'insieme e videro che tutto era armonioso e bello, pieno di un sentimento di comunione e si rallegrarono abbracciandosi.
A tutti diede norme e regole per la loro convivenza e infuse nella loro esistenza l'energia della vita e dell'unione.
Ma qualcosa ancora mancava.
Eloim-Iahvè, le tre persone unica sostanza e forma, avevano visto la loro sembianza riflessa nel dolce e calmo specchio d'acqua e venne loro il desiderio di riversare il loro Amore verso una creatura, che somigliasse a loro.
Prima, però, di mettersi all'opera, l'Eterno vole esternare un'essenza intrinseca ed intima, che apparteneva solo alla sua esistenza: La Parola e la Mente all'unisono con il Padre la pronunziarono: Misericordia!



Prima di ogni creazione di esseri simili a noi, creiamo la Misericordia, della quale sono piene le nostre viscere: "Misericordia io voglio e non vendetta"!



Elohim-Iahvè, aveva esperienza













Questo divenne il segno di tutto quello che era stato costruito con immenso Amore.